La scuola metta a disposizione delle imprese una “manualità colta” che arrivi principalmente da licei artistici, per creare il giusto connubio tra imprese e scuola e in grado di valorizzare il made in Italy nel mondo.
Questo è il quadro emerso dall’incontro estivo tra il CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) e l’Associazione per la valorizzazione delle scuole d’arte (ESSIA) svolto a Pesaro.
Un confronto che aveva come tema, proprio la valorizzazione dell’artigianato artistico locale e la produzione del made in Italy.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dall’imprenditore e designer pesarese Enrico Tonucci, che è riuscito a far sedere attorno ad un tavolo i rappresentanti dell’Associazione delle scuole d’arte (il presidente Vittorio Martini e Carlo Carli, Domenico Papi e Giuliano Simoncelli del Consiglio direttivo), con il segretario provinciale della CNA locale Moreno Bordoni ed il responsabile divisione economica e sociale, Roberto Tontini.
Nell’incontro è emerso il ruolo fondamentale che possono svolgere i licei artistici che con i loro laboratori e l’alternanza scuola lavoro sono in grado di fare da ponte con le imprese in una collaborazione di reciproco arricchimento.
Sia Cna che Essia si sono detti favorevoli, infatti, a concorrere alla elaborazione di progetti e iniziative, sempre nel rispetto dell’autonomia della Istituzioni Scolastiche, volte a sostenere negli studenti la formazione e l’apprendimento, di quelle professioni e mestieri che trovano radici nelle antiche botteghe d’arte, dove però oggi l’artigiano deve tener conto del necessario apporto che può arrivare dalle innovazioni tecnologiche
Un mix quello dell’artigiano e delle nuove tecnologie che consentirà di far sopravvivere la produzione e il talento italiano di tanti antichi mestieri in un quadro di modernità che consentirà loro di reggere il mercato e la concorrenza di altri Paesi.
Artigiano moderno o anche “artigiano digitale”, una figura che molti davano per scomparsa per via del consumismo di massa, che invece non solo non è sparita ma si è rimessa sul mercato completamente rinnovata e resa ancora più competitiva con le nuove tecnologie.
I “makers”, cosi vengono chiamati in una rivisitazione moderna anche del nome, fanno quello che gli artigiani fanno da secoli, con l’amore per il proprio lavoro e per la propria arte ma avvalendosi del supporto delle nuove tecnologie: è un artigiano digitale, che utilizza nuovi strumenti per reinventare una professione che stava scomparendo. Che sia attraverso la lavorazione del pellame il ricamo su un tessuto alla base del suo mestiere ci sono sempre la creatività, l’ingegno e l’abilità. La differenza è solo che quest’ultima un tempo era manuale e oggi è anche tecnologica.
E su questo quadro la scuola ha un ruolo fondamentale per garantire al mercato del lavoro i nuovi talenti dell’artigianato digitale.
I numeri parlano chiaro: nelle relazioni affettive la gelosia è una parte dell’amore. Questo e…
Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Si tratta di…
Non se ne parla molto, è un fenomeno – per fortuna limitato – che tende…
A proposito della polemica su voti sì/voti no a scuola, vorrei proporre la seguente riflessione…
A scuola si può spiegare come funziona, ma l'intelligenza artificiale non ha nulla a che…
A Modena è scattato un appello, sottoscritto già da 4.321 persone tra genitori, studenti e docenti per chiedere maggiore…