Se tutti, dai prof agli alunni al personale, indossassero la mascherina al rientro a scuola a settembre, non ci sarebbe bisogno del distanziamento buccale di un metro. E dunque, con una spesa minima (quella della sola mascherina) la scuola potrebbe ritornare a fare il suo lavoro, quello di sempre.
Secondo il Comitato tecnico-scientifico, solo temporaneamente, la regola sulla distanza interpersonale si può superare con quel solo presidio sanitario.
Dopo tanto rumore, allarmi, accuse e difese, compresi tanti calcoli geometrici, ecco l’uovo di Colombo.
Bastava dirlo prima, sbottano i presidi. Ma anche tanti prof e famiglie sibilano lo stesso concetto, mentre frecciate pesanti vengono scagliate contro la ministra, che una ne fa e cento ne pensa, come se tutto dipendesse dalle sue bizze e dal suo umore. Sbagliando bersaglio, a nostro parere.
Infatti, se per scegliere una rotta il politico serie deve affidarsi a bravi naviganti, la ministra non sta facendo altro che leggere le carte nautiche, che giornalmente le vengono passate, e quindi disegnare il percorso della nave, assumendone le responsabilità, come sta avvenendo.
La posizione di Lucia Azzolina dunque ci pare cristallina, pur essendo ben consapevole che la ripresa della scuola potrebbe portare anche a un aumento della circolazione del virus, ragion per cui rimangono inalterati il problema degli spazi e della distanza di un metro tra gli alunni, insieme all’uso dei banchi monoposto come ulteriore garanzia di prevenzione dei contagi.
Dunque accusare la ministra, invitandola persino alle dimissioni, non solo è esagerato ma anche strumentale, mentre non vengono proposte soluzioni alternative proprio da chi le punta il dito addosso.
Fra l’altro, il Comitato tecnico scientifico, sulla tolda della nave, suggerisce fra le righe che bisogna obbligare i ragazzi a mettere le mascherine, ma con assoluta rigidità, evitando loro per quanto è possibile di trasgredire a questa prescrizione. Ma dice pure che per il rientro a scuola venga scaricata la app Immuni, sempre qualora il metro di distanza non possa essere garantito all’interno delle aule.
Se queste sono le tracce dei temi che Azzolina deve sviluppare, su queste mappe deve affrontare lo svolgimento del suo elaborato, non si scappa; e nessuno può pensare che la ministra abbia il piacere di portare l’imbarcazione a schiantarsi contro un iceberg o a tenerla ancorata per non affondarla.
Un’ultima nota di riflessione riguarda pure le condizioni in cui la nostra scuola è stata lasciata per decenni interi e a partire dai primi anni Novanta del secolo scorso. Sarebbe bene ricordarlo ogni tanto: dai tagli lineari di risorse, ai dimensionamenti e agli accorpamenti e a improponibili riforme epocali della scuola basate solo sulla riduzione indiscriminata di ore di lezione, mentre si fomentavano le sirene del merito e della carriera dei docenti. Che non c’entrano col Covid-19, è vero, ma c’entrano con la visione complessiva che si è avuta della istruzione nel nostro paese: sempre precaria, sempre insufficiente, sempre cenerentola, sempre accusata di lassismo.
Si è seminato molto vento, e oggi i più ostinati accusatori della Azzolina sono proprio quelli che voglio ancora raccogliere altre tempeste.
Lasciamola lavorare, considerato pure che mai si è sottratta ai confronti, ha espresso chiaramente il suo pensiero con tutti e dovunque, che in ogni scelta effettuata ci ha messo il suo volto (faccia non ci piace) e che è pure disposta a dialogare con Matteo Salvini, avventura che ci permettiamo di sconsigliare.
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