Attualità

La matematica non sarà mai il mio mestiere, il caso della Francia

L’Istituto Nazionale francese delle scienze matematiche convoca gli Stati Generali: una nuova Rivoluzione francese si profila all’orizzonte? No, per fortuna niente di così grave ma di certo la caduta verticale delle candidature ai concorsi per docenti di matematica preoccupa non poco gli esperti del settore. Come riportato qualche tempo fa dal quotidiano Le Monde, da un lato si assiste già dal 2020 a un crollo delle vocazioni, dall’altro a un contestuale stallo delle prestazioni dei quindicenni francesi che nelle ultime rilevazioni Ocse-Pisa si sono piazzati al ventitreesimo posto su settantanove paesi partecipanti.

Gli Stati Generali francesi sono, dunque, chiamati a identificare i nuovi bisogni a livello di competenze matematiche, per rivitalizzare una disciplina che – come dichiara a Le Monde la Ministra della Ricerca Francese Sylvie Retailleau – è cruciale per rispondere alle sfide di oggi e del futuro, ad esempio in ambito ambientale e climatico, dove è fondamentale possedere capacità di calcolo e modellizzazione matematica. Da qui l’importanza di dare centralità alla matematica in tutti i corsi di studi, già a partire dalle scuole elementari. Come dichiarato all’agenzia France Presse da Hugo Duminil-Copin, vincitore l’anno scorso della prestigiosa medaglia Fields – una sorta di premio Nobel per la matematica –  è fondamentale che ciascuno disponga di uno standard minimo di competenze matematiche, una sorta di livello di cittadinanza per potere affrontare la vita di tutti i giorni.

Ma è altresì fondamentale, come si diceva in apertura, restituire interesse e appeal a una disciplina – la matematica, per l’appunto – che a quanto pare non attrae più come prima i giovani laureati francesi: all’ultimo concorso di abilitazione, soltanto 800 candidati per più di 1000 posti disponibili.

Per i sindacati, la ragione di questa disaffezione è chiara, gli stipendi sono bassi (sì, anche i francesi si lamentano..) e dunque poco allettanti. Tra un posto a scuola e uno in una qualsiasi azienda pubblica o privata, la scelta è presto fatta. Ma giocano un ruolo dissuasivo anche le difficoltà legate a un sempre maggiore degrado delle periferie urbane, dove insegnare diventa affare complesso, a causa dei livelli di violenza in crescita e dei rischi notevoli che un docente può correre: ricordiamo ancora il caso di Samuel Paty, professore di geostoria, decapitato due anni fa da un integralista islamico per avere discusso in classe delle vignette satiriche su Maometto di Charlie Hebdo.

Per queste ragioni, probabilmente, un giovane laureato in possesso di una laurea in matematica non considera la scuola una prima scelta.

Gabriele Ferrante

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