Anche gli addetti ai lavori sembrano gradire l’ipotesi che da oltre un mese sta circolando sul prossimo esame di Maturità: i “passi avanti” di cui ha parlato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi fine novembre, confermati qualche giorno dopo dalla sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia (“l’esame sarà diverso da quello dello scorso anno, se la pandemia lo permetterà cercheremo di tornare verso un esame tradizionale”), riscuotono il consenso dei presidi.
Si tratta di una presa di posizione che non può passare inosservata. Perchè se è vero che entro un mese sapremo come stanno le cose, con l’annuncio delle scelte prese a Viale Trastevere, anche in base all’andamento dei contagi da Covid, l’argomento interessa da vicino mezzo milione di maturandi.
Secondo Mario Rusconi, presidente dell’Anp Roma, occorre fare un bagno di realismo: “dobbiamo tener conto della situazione pandemica in atto e quella pregressa”.
“Sperando che si riesca a fare il più possibile didattica in classe, anche se la Dad non deve essere considerata il male assoluto – ha detto Rusconi all’Adnkronos – penso che sia giusto considerare la precarietà di questi ultimi tre anni di vita scolastica, per cui suggerirei magari soltanto la prova scritta di italiano così che i ragazzi possano esprimere i propri stati d’animo e le proprie sensazioni”.
Sempre secondo il sindacalista Anp, si dovrebbe poi svolgere il colloquio multidisciplinare sempre in modo guidato: si tratta “dell’esame orale che così come quello dello scorso anno, partendo da un elaborato preparato dai singoli studenti su argomenti indicati dai loro insegnanti curriculari”, va a toccare tutte le discipline dell’ultimo anno scolastico.
In quella sede, inoltre, gli studenti discuteranno un argomento specifico di indirizzo, che avrebbero dovuto affrontare nella seconda verifica scritta.
Rusconi poi auspica la conferma dell’allestimento delle Commissioni del 2021: “come lo scorso anno, possono essere composte dai docenti curriculari con la presenza del presidente di Commissione esterno. Del resto – ha concluso il numero uno di Anp Roma – un docente che ha avuto uno studente in classe per due, tre, quattro o cinque anni certamente lo conoscerà bene e saprà valutarlo nel suo complesso, del resto lo fa quotidianamente durante le lezioni”.
Sull’incidenza diretta dei crediti (maggiorato), delle medie delle valutazioni e delle esperienze Pcto dell’ultimo triennio sulla votazione di presentazione del candidato maturando, potrebbero invece esservi delle novità: il probabile svolgimento di una prova scritta, infatti, andrebbe a ridurne la portata numerica rispetto a quella maxi introdotta in occasione della Maturità dello scorso anno scolastico.
Nel mentre, anche i politici fremono e pretendo risposte. Qualche giorno fa Gabriele Toccafondi, renziano doc e membro della Commissione cultura per Italia Viva, ha detto che “l’esame non è una lotteria: se ci sono le condizioni si faccia come stabilito dalla legge, altrimenti si faccia come lo scorso anno”.
Lo stesso Matteo Renzi ha avvertito il ministro dell’Istruzione sulla possibilità di cambiare le carte in tavola a pochi mesi dalle prove: “Ragazzi e professori hanno bisogno di certezze, non si può cambiare idea sull’esame a gennaio per il giugno successivo”, ha detto l’ex premier al Corriere della Sera.
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