La disputa pare sia montata lentamente nel corso dell’estate su internet per poi sfociare, con l’apertura delle scuole, ai Giardini Margherita, parco pubblico a ridosso del centro storico e dei colli di Bologna, dove solo l’intervento della polizia è riuscito a interrompere il combattimento.
Una resa dei conti maturata sul social network Ask (sotto accusa nel Nord Europa come regno di cyberbullismo) e sfociata nel tardo pomeriggio del 13 settembre nella maxi-rissa tra i circa 250 ragazzi tra i 14 e i 18 anni.
Due sorta di bande in lite per motivi di censo e quindi anche di frequenza scolastica e che si sono autodefinite Bolobene e Bolofeccia, dimostrando quindi, già nel nome, tutta l’acredine fra queste fazioni come se il censo, i soldi, le condizioni sociali con l’appartenenza possano essere fattori di dissidio e non di solidarietà.
Liceali, dicono le agenzie, contro professionali e tecnici, come dire futura classe dirigente e futura classe subalterna in lotta e in conflitto, secondo uno schema ottocentesco che però prende forma addirittura in una maxirissa nel XXI secolo e sulle strade del web; e come dire pure che nessun riscatto e nessun avanzamento economico e sociale deve essere previsto per “la feccia”, come nessun abbassamento di censo è proponibile per “la bene”: padroni e sottoposti?
Sulla vicenda sono già al lavoro due Procure: quella dei minori e quella ordinaria, che ha aperto un’inchiesta per rissa aggravata e istigazione a delinquere, intendendo la rete come fosse la piazza, benché virtuale, dove il reato è stato in qualche maniera provocato.
La chiamata di Ask ha funzionato: “È vero che domani vai ai Giardini con il lanciafiamme a bruciare la Bolofeccia?”, e cosi con similari espressioni ai Giardini si sono dati appuntamento circa 250.
Sembra siano volati più che altro cazzotti, mentre qualcuno ha parlato di coltelli, ma per il momento non ci sono riscontri. Subito i militari hanno identificato una decina di ragazzi, ma non dovrebbe essere difficile arrivare a breve a una ricostruzione più precisa. “Abbiamo la certezza”, ha detto il procuratore aggiunto “che all’episodio hanno partecipato anche maggiorenni e di riuscire a identificare a breve numerosi dei partecipanti. In ogni caso l’episodio rimane demenziale, ma molto triste. Da non sottovalutare assolutamente”
Al di là dei profili penali, “per noi l’aspetto più importante è capire se alle spalle dei ragazzi ci sono famiglie idonee oppure se ci sono carenze, latitanze educative. Insomma bisognerà capire come si è arrivati a questo punto”. Ma lo dovrebbe capire anche la scuola e interrogarsi
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