Il prossimo 2 dicembre alle 17:30 Modica (in provincia di Ragusa) si terrà un incontro sul tema della mediazione per la risoluzione dei conflitti, una pratica di grande valenza pedagogica anche nel contesto scolastico. Ne abbiamo parlato anche in riferimento al volume di Maria Martello, Una giustizia alta e altra. La mediazione nella vostra vita e nei Tribunali, che abbiamo recensito recentemente, e che si fonda sulla convinzione che la sentenza chiude il conflitto ma non lo risolve, la mediazione sì.
L’autrice, peraltro, formatrice alla Mediazione per la risoluzione dei conflitti secondo il modello umanistico-filosofico da lei stessa ideato, già Giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni e la Corte d’Appello di Milano, sarà presente all’incontro, insieme agli ospiti citati in locandina.
Scrive la Martello nel prologo del volume: “C’è bisogno di una giustizia altra. È giunto il tempo per incarnare il messaggio che Rembrandt bene celebra nella sua opera Il figliol prodigo: la persona viene accolta da braccia che non chiedono né consigliano o giudicano, ma che riescono a contenere il dolore. Chi non vuole questo per sé quando si trova in tali situazioni? Così dobbiamo volere e adoperarci perché la nostra società abbia una nuova opportunità per risolvere un conflitto, divenuto contenzioso, con regole diverse da quelle giuridiche”.
Perché la mediazione è una pratica utile tra le pareti scolastiche? Perché anche la classe è un luogo di conflitto, è normale che sia così, ed è fondamentale che il docente o l’educatore sappia come gestire certe dinamiche, guidando ad accordi che stiano bene ad entrambe le parti perché li hanno scelti liberamente con l’aiuto del mediatore. L’obiettivo, dunque, deve essere quello di trasformare il conflitto da ostacolo e impedimento a risorsa e occasione per crescere e affrontare una vita serena.
“Con la mediazione si scava dentro i problemi oggettivi – ci spiega l’autrice del volume – si indaga la sfera soggettiva legata al vissuto dei contendenti e alla base del loro conflitto e si approda a un dialogo rigenerativo fra i due litiganti“.
“C’è differenza tra punire e riparare – continua l’esperta mediatrice – Tra giudicare e comprendere. Dostoevskij diceva che non c’è niente di più facile che condannare, niente di più difficile che capire. Oggi chi subisce il torto non può farsi giustizia da solo come in passato ma interviene un organo terzo che lo fa per lui. In che modo, però, lo fa? Il diritto evolve, l’Uomo evolve per accogliere nuove forme più rispondenti al futuro che vogliamo costruire. Un futuro dove il diritto non sia solo retributivo ma realmente riparativo. Questa è la finalità della mediazione, che è una giustizia riparativa. Nella mediazione non si parla “a” ma “con”. Questo porta a un dialogo rigenerativo fra i due litiganti”.
Mediatori non ci si improvvisa, neanche a scuola. “Bisogna formare i mediatori, che devono essere persone di alto profilo e qualità, anche morali. Mediatore si è, non lo si fa. Questo per dire che la figura del mediatore è di grande esperienza e grande maturità. Però bisogna anche capire che è prioritario formare l’essere umano a diventare tale”.
“Dalle nuove idee sulla Giustizia passa la crescita della nostra Società” conclude.
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