I lettori ci scrivono

La mia proposta al concorso per porre fine al precariato

Mentre assistiamo al susseguirsi di Ministri dell’Istruzione “così diversi, così uguali”, in nome di un’UE che critica il precariato ma poi impedisce il doppio canale di reclutamento per i docenti precari italiani, arriva il concorso. Preparato su manuali che promuovono l’idea che gli studenti debbano divertirsi a scuola e che nozioni e memoria siano ormai superati (si auspica che le AI li collochino nel metaverso con un reddito da divano?) sfocia nel paradosso: le prove per “aspiranti ruolo” si concentreranno proprio su memoria e nozionismo.

Nelle stanze del potere l’approccio all’istruzione spesso si basa su ideologie astratte, lontane dalla pratica valutazione basata sui fatti concreti. I concorsi, per coloro che hanno dedicato anni alla professione dell’insegnamento, dovrebbero concentrarsi sulle concetti trasmessi agli studenti durante l’ultimo anno scolastico, ben impressi nei libri di testo con cui hanno operato giornalmente! È un fenomeno ingiusto che insegnanti apprezzati e motivati, che dimostrano costantemente sul campo, di aver acquisito conoscenze poi assimilate sotto forma di competenze, si trovino ad affrontare concorsi che richiedono il recupero mnemonico, in un solo mese estivo, di tutto ciò che hanno affrontato lungo il percorso universitario, comprese le informazioni più dettagliate (decine di migliaia di pagine).

Questo, aggiungendo alla prova il B2 di inglese (siamo guide turistiche in una colonia anglosassone?), la conoscenza di legislazioni passate e presenti, nonché migliaia di nozioni di pedagogia/metodologia didattica. Potremmo trovare comprensibile tali richieste verso chi è da poco uscito dall’Università, si potrebbe attivare un parallelo, trasparente canale di reclutamento che riservi un 15/20% di posti mediante la strategia attuale, aperto a tutti. Assegnare il 100% con la attuale formula, invece, equivale a mio avviso ad una selezione “tanto per”: perfino un’estrazione casuale potrebbe essere un’alternativa più onesta e credibile, evitando inutili perdite di tempo ed etichette umilianti successive…

Tuttavia, se l’obiettivo fosse selezionare il personale più qualificato e abolire il dramma del precariato storico, allora dovremmo considerare un approccio più coraggioso. E per quanto riguarda la parte pedagogica, psicologica, metodologica al Ministro Giuseppe Valditara vorrei comunicare che la sfida di un’istruzione adeguata si vince con il senso di Vygotskij applicato ad Ippocrate.

Come un medico ha successo anche grazie alle doti empatiche, personali, un insegnante la concretizza con l’esperienza, esalta le proprie inclinazioni naturali formando i ragazzi in futuri cittadini, comprendendo i diversi casi sul campo. Non è appurata/appresa attraverso quiz fuorvianti. Ogni studente che esca dalle scuole ben strutturato sarà un cittadino più forte e dotato si senso critico.

Marco Giannini

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