Chi ha detto che gli insegnanti non vogliono farsi valutare? Niente di più falso e tendenzioso, è solo che nessuno ha ancora scoperto il metodo giusto e attendibile per farlo! La scuola non è un’azienda e chi vi lavora non è un addetto alla produzione, il metodo quantitativo quindi non può funzionare se applicato su esseri umani e relazioni, noi non produciamo, noi formiamo menti e persone, noi non coltiviamo pomodori ma interessi e personalità, noi non assembliamo macchine ma forniamo gli strumenti per creare sogni ed opinioni, noi non vendiamo nulla ma regaliamo stimoli alla curiosità e al senso critico..come costringere tutto questo in percentuali, numeri, tabelle e grafici?
Chi e come può valutare un bravo insegnante se non forse coloro che possono apprezzarne la competenza, l’umanità, la capacità comunicativa e l’empatia, cioè i suoi studenti? Cosa ne sa il sig. Invalsi di come mi relaziono con i miei alunni, dello scambio reciproco di emozioni ed insegnamenti, di ciò che io trasmetto loro e loro a me, del segno che potrò lasciare nelle loro vite e loro nella mia….può risultare tutto questo dai punteggi di un quiz a crocette uguale nel tempo e nello spazio, uguale per milioni di studenti, quando l’esperienza mi ha insegnato che nemmeno all’interno di una classe c’è un ragazzo simile all’altro?
Che ne sa il Renzi o la Giannini di turno se un docente è meritevole o meno? Lo è se spende tutte le sue energie affannandosi fra corsi d’aggiornamento fantasiosi e spesso inutili, se collabora instancabilmente a portare borse e progetti al dirigente, se affoga fra scartoffie e moduli ? E se invece (in quanto insegnante e non burocrate) preferisse dedicarsi a tempo pieno, anima e corpo ai suoi alunni e ai loro sempre più variegati e pressanti bisogni? Di certo precipiterebbe dalla top ten dei più quotati, perdendo la stima del docente mentor e dei superiori nonché il premio a punti e la ribalta della vetrina online dove sono esposte le punte di diamante. Mi auguro di cuore di far parte di quest’ultima categoria di docenti “mediamente meritevoli” e sfigati, in caso contrario avrei la conferma di aver sbagliato mestiere!
Potete valutare la mia puntualità e precisione, la mia professionalità, le mie competenze disciplinari ma non basta per far di me un buon insegnante, c’è tutto quell’ indefinibile amalgama imponderabile e impalpabile di relazioni, di empatia, di comunicazione, di feeling che fluisce dal mio essere verso gli alunni e viceversa non appena entro in classe. chi vede tutto questo, chi lo misura e su quale scala? Il sig. Invalsi o la sig.ra Giannini?
Sarebbe come valutare la bravura di un dottore dal numero dei convegni a cui partecipa o dalla quantità di ricette che emette e non dai pazienti curati, aiutati e salvati! Io credo che gli unici ad avere i requisiti e i dati per potermi valutare come insegnante siano proprio coloro a cui insegno, perché già lo fanno e lo fanno ogni giorno, lo fanno quando mi ascoltano attenti e mi fanno domande, quando mi dicono stupiti “è già finita l’ ora?” o quando mi confidano i loro piccoli grandi problemi fidandosi dei miei consigli..non lo farebbero con chi ritengono un cattivo insegnante e non c’è nessuno meglio di loro che possa capire la differenza fra chi sa insegnare e chi si limita a sorvegliare e ammaestrare.
Io voglio essere valutata, ma come insegnante perché è questo il lavoro che ho scelto ed è questo che voglio nel mio futuro, non mi interessano gli incarichi impiegatizio-burocratici, li lascio a chi li sa fare e a chi li preferisce al lavoro in classe, che prendano pure il loro e il mio premio. a me basta il calore fisico e umano delle piccole aule in cui lungimiranti e geniali ministri ci hanno ammucchiati così da permetterci di guardarci tutti negli occhi
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