La mini-riforma Aprea preoccupa i cattolici. Uciim: niente blitz, il Senato ci convochi
Si allarga il fronte dei no al Progetto di legge 953 sulla riforma degli organi collegiali e la valorizzazione dell’autonomia scolastica, che nei giorni scorsi, il 22 marzo, ha ricevuto l’ok della Commissione Cultura alla Camera. Stavolta ad esprimere forti perplessità su quello che rimane del ddl Aprea è l’Uciim, l’associazione professionale cattolica che tutela insegnanti, dirigenti e formatori. Attraverso un fermo comunicato, l’associazione chiede pubblicamente come mai “sulla questione finora le parti sociali sono rimaste in silenzio. Perché? A chi giova?”.
In effetti, i temi della revisione e dell’ammodernamento dei consigli di classe, dei collegi dei docenti e dei consigli d’istituto delle scuole italiane non è mai stato affrontato come meritava. Una mancanza decisamente grave se si pensa che la loro costituzione, datata 1974, nell’ambito dei cosiddetti decreti delegati, doveva essere provvisoria. In attesa di una vera riforma. Che in quasi quarant’anni non è mai arrivata. “Nemmeno dopo il regolamento dell’autonomia”, sottolinea l’associazione.
Ma ora che potrebbe arrivare perché tanto ostracismo? “Preoccupa – dice l’Uciim – che lo stato giuridico dei docenti sia stato avocato a sé dal governo e che su questo si possa legiferare con decretazione”. Che poi, ancora, incalza: “a che pro tenere all’oscuro i docenti tutti, ignari di ciò che sta accadendo, blindando le norme di stato giuridico per una fascia di professionalità vitale della società italiana?”. Il nodo è quindi di carattere formale. Su come si intende arrivare alla revisione. L’associazione teme che la mancanza di consultazione dei diretti interessati, gli insegnanti, per giungere ad riforma fondamentale per il loro futuro professionale e per il futuro della scuola italiana, si configuri un “un’ulteriore occasione di discriminante mortificazione degli insegnanti cui è affidata la formazione delle future generazioni”. Alla luce di queste motivazioni, l’Uciim chiede quindi “di essere ascoltata dalla VII Commissione del Senato e dal ministro Profumo”.
Ora vedremo, visto che c’è ancora tempo, se i senatori si mostreranno più sensibili dei colleghi parlamentari della Camera. E se accoglieranno l’appello dell’associazione. Cui nei prossimi seguirà, con estrema probabilità, anche quello dei sindacati e di tutte le parti sociali coinvolte, ad iniziare dalle associazioni degli studenti e dei genitori. E chissà se di fronte a tante richieste, alla fine non sia invece il ministro Profumo, anch’egli citato dall’associazione cattolica, ad raccogliere osservazioni e richieste di modifiche al testo.