
La ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, come sappiamo, è finita in una vera e propria bufera in seguito alle notizie relative alla sua presunta “laurea facile”, secondo quanto emerso dall’inchiesta de Il Fatto Quotidiano dello scorso marzo.
Come riporta La Repubblica, oggi, 14 aprile, la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine, al momento senza indagati o ipotesi di reato, in relazione ad un esposto presentato da un professore universitario di Brescia sul percorso accademico della ministra.
Il professore chiede di accertare se i titoli acquisiti nel 2012 e nel 2016 dalla ministra siano frutto di irregolarità e nel caso si possano configurare ipotesi di reato.
Riguardo all’apertura del fascicolo la ministra commenta: “Prendo atto con grande soddisfazione quanto comunicatomi dal mio legale ossia della determinazione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma che, con riferimento all’esposto sporto nei miei confronti in relazione al mio percorso universitario, ha sancito l’inesistenza di ogni ipotesi di reato e di conseguenza non ha iscritto alcun indagato nel registro delle notizie di reato. Per me, dopo tale autorevole avallo, pienamente conforme a quanto ho sempre sostenuto, la storia finisce qui. A questo punto ho il dovere di procedere per il reato di diffamazione per ogni malevola illazione contro la mia persona”.
La difesa di Calderone
Calderone, in un Question Time alla Camera, ha respinto con fermezza tutte le accuse, definendole “pretestuose” e basate su ricostruzioni distorte della realtà; la ministra ha poi ribadito che i suoi titoli accademici sono perfettamente legittimi e ottenuti nel rispetto delle procedure previste dalla normativa. L’università stessa, ha aggiunto Calderone, avrebbe confermato la regolarità del suo percorso di studi. Non solo, la ministra ha poi sottolineato che il conseguimento della laurea non le ha portato alcun vantaggio né a livello politico né professionale, ricordando che “per ricoprire l’incarico di ministro non è necessario alcun titolo accademico specifico”. Ha poi rivendicato la sua carriera all’interno dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e del Comitato Unitario delle Professioni, sottolineando di essere stata eletta a queste cariche per meriti personali e professionali.
Calderone ha poi attaccato l’inchiesta giornalistica che ha portato alla luce la vicenda che la riguarda, parlando di una vera e propria “operazione di dossieraggio finalizzata a screditarla”: secondo Calderone, si sarebbe trattato infatti di una diffusione illecita di dati personali con “fini propagandistici”, a cui alcune forze politiche avrebbero deciso di prestare credibilità per attaccare il governo.
A suo dire, la polemica non nasce quindi “da un reale interesse per la trasparenza”, ma da un tentativo di “colpire l’esecutivo attraverso attacchi personali”. Ha poi evidenziato come le riforme portate avanti dal governo, in particolare quelle legate al mondo del lavoro, abbiano incontrato resistenze da parte di chi, a suo dire, vorrebbe difendere vecchie logiche e posizioni di potere.
Le accuse
Si parla di una laurea “facile”, presa quasi gratuitamente in un’Università privata, dove il marito della titolare del dicastero sedeva nel Cda dell’ateneo.
Secondo il quotidiano guidato da Marco Travaglio, la ministra Calderone avrebbe svolto più esami nella stessa giornata e in alcuni casi anche di domenica. Spesso il primo del mese e poi il giorno 15. Ma non sarebbe finita qui.
Con un articolo del 25 marzo, ripreso da Open, il giornale rivela che la Calderone risulterebbe essere stata, nel periodo in cui era studentessa, anche professoressa a contratto nella stessa Università. E c’è un’altra questione curiosa. Il suo voto di laurea del 26 luglio 2016 è lusinghiero: 110 e lode. La media degli 11 esami sostenuti è però di 26,64/30, ovvero 97,67 su 110.
Rimane anche il mistero della laurea triennale del 12 novembre 2012. Che non risulta né al ministero né alla Link. Non solo: nell’anno accademico 2012/2013 risulta iscritta al secondo anno della triennale, e al primo della biennale, contemporaneamente. Si tratterebbe, nel caso, di un’immatricolazione non valida per mancanza di titolo precedente.