All’incontro “The day after starting up”, per parlare di crisi economica e opportunità offerte dal web, il dibattito a Palazzo dei Congressi è stata anche l’occasione per alcune dichiarazioni a margine della ministra. “Oggi è un’altra giornata particolarmente triste”, ha detto commentando l’ultimo naufragio nel canale di Sicilia. Anche il 6 ottobre aveva twittato un invito al raccoglimento e al cordoglio di fronte alle immagini di Lampedusa. “Non dobbiamo pensare che il nostro sia il Paese curatore del cimitero del Mediterraneo”, ha aggiunto questa volta Carrozza.
“Dobbiamo invece essere protagonisti nel coinvolgimento dell’Europa per scrivere una nuova politica dell’accoglienza”.
Ma l’Internet Festival è stato anche l’occasione per parlare di fisco e ricerca. “Stiamo lavorando sulla defiscalizzazione degli interventi in ricerca e questo dovrebbe essere un primo segnale per facilitare gli investimenti dei privati”, ha detto l’ex rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, alludendo alla legge di stabilità che sta predisponendo il governo. La pianificazione dell’intervento è collegiale, in stretto contatto con il ministero dello Sviluppo economico e con gli altri tavoli interministeriali.
Le chiavi del rilancio della ricerca italiana sono più d’una, secondo Carrozza. “Bisogna abbattere le innumerevoli barriere che abbiamo costruito nel tempo all’interno delle istituzioni, tra le diverse istituzioni e tra il mondo della ricerca e quello delle aziende. C’è bisogno di flessibilità per rilanciare il mondo della ricerca e riprendere una visione di insieme che ormai abbiamo perso”. Le ‘gabbie normative’ sono da eliminare. Meglio procedere con defiscalizzazioni che con incentivi, in altre parole.
Una formazione imprenditoriale per i giovani è inoltre tassativa per avere successo, anche all’estero, e indipendentemente dal settore. Citando esempi di start up italiane che hanno ottenuto importanti riconoscimenti, la ministra ha spiegato che “non si può non definire ricerca quello che fanno le molte aziende innovative non solo del settore tecnologico ma in quello umanistico”.
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