La ministra Giannini si è decisa dunque a convocare i sindacati rappresentativi della scuola per illustrare i contenuti del piano “La buona scuola” licenziato dal Governo ai primi di settembre.
Sicuramente, scrive la Flc-Cgil, avrà influito la mobilitazione dei lavoratori e le minacce di sciopero, per cui “diremo alla Ministra che la prima cosa che deve fare è aprire le trattative contrattuali perché alcuni argomenti contenuti nelle proposte del piano scuola sono, e devono rimanere, di esclusiva pertinenza negoziale: il salario da recuperare, l’orario da definire, i profili professionali da rivedere, la carriera da ridiscutere ma a partire dall’anzianità da preservare (che è professionalità), la formazione iniziale e in servizio con risorse adeguate, il ripristino delle risorse del Piano dell’Offerta Formativa ridotte finora di due terzi con grave danno per la qualità del servizio.
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E diremo che non sono affatto accettabili le proposte che bloccano la contrattazione ancora fino al 2019, ridisegnando per legge una premialità competitiva che viene riservata ogni tre anni al 66% dei docenti”.
Ma non solo, dice Flc-Cgil: l’immissione in ruolo di circa 150 mila unità di personale con contestuale varo dell’organico funzionale sia un atto dovuto se si vuole far uscire dalla incertezza la scuola italiana. Semmai occorrerà operare affinché tutti gli abilitati entrino in ruolo e successivamente si cominci con regolarità a bandire i nuovi concorsi per i nuovi aspiranti”.
Ma “occorre rivedere tutti i tagli ed eliminare dalla legge di stabilità quanto si annuncia in materia di supplenze giacché le misure annunciate renderanno ancor più gravose e difficili la gestione delle classi e delle scuole”.
L’auspicio? Che questo incontro non sia un dialogo fra sordi.