E ha anche inviato la lettera di rito al primo ministro, David Cameron, con cui ha rassegnato le proprie dimissioni da ministro della Cultura. Tutti i particolari nelle cronache del Guardian e della BBC.
Nella lettera, racconta Gionalettismo, la ministra spiega i motivi del suo gesto, dovuto al fatto che la sua vicenda rimborsaiola era diventata «motivo di distrazione» per il governo e per il Partito Conservatore. Distrazione ben giustificata dall’opinione pubblica britannica, considerato che la settimana scorsa alla Miller era stato ordinato di restituire 5.800 sterline (poco più di 7.000 euro) dopo che il ministro aveva infilato nei suoi rimborsi spese anche il mutuo della sua «seconda casa» di Wimbledon, comprata nove anni prima della sua elezione in Parlamento, avvenuta nel 2005.
Nonostante l’autority avesse stimato che la Miller avesse frodato lo stato e i contribuenti per oltre 45.000 sterline, l’ex ministra era stata costretta a restituire una somma molto più bassa del dovuto, scatenando polemiche e tensioni all’interno del Parlamento.
Maria Miller, tuttavia, avrebbe deciso di dimettersi dopo aver compreso che avrebbe ricevuto ben poco supporto dal suo partito: le frange dei Tory più di destra non le avrebbero mai «perdonato» il ruolo avuto dalla Miller nell’introduzione dei matrimoni omosessuali, mentre i più moderati non avrebbero gradito la gestione dello «scandalo» da parte della diretta interessata.
In altri termini dunque i primi accusatori e promotori delle sua dimissioni sarebbero stati i suoi stessi “colleghi” di partito, come d’altra parte succede in Germania e nei paesi in cui persiste un briciolo di “onore” e orgoglio di appartenenza, in modo che non si faccia di ogni erba un fascio. Nella sua lettera al premier, la Miller ha scritto di dimettersi «con grande dispiacere» ma che «la situazione era diventata una distrazione per il lavoro vitale che questo governo sta svolgendo per cambiare il paese». Il ministro dell’Educazione Michael Gove ha dichiarato che le dimissioni della Miller dovrebbero servire da avvertimento per l’intera classe politica. Come da prassi, Cameron ha risposto alla lettera della Miller con un messaggio scritto, accettando le sue dimissioni ma dicendosi «molto dispiaciuto» e augurandosi che possa tornare «a tempo debito».
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