Era il 17 luglio 2018 quando venni a conoscenza dell’esistenza dell’on. Lucia Azzolina.
La signora G***, docente e mamma di due ragazzi di 12 e 14 anni le si era rivolta con un messaggio per farle presente la situazione innaturale, che stava vivendo a livello familiare e lavorativo, generata dal famoso algoritmo fallace. Contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale dal Movimento, la risposta fu: “Gentile sig.ra, se c’è stato un errore nell’algoritmo può rivolgersi ad un avvocato, in caso contrario chi ha prodotto la domanda di assunzione sapeva che c’erano 100 province e tornare al Sud sarebbe stato difficilissimo. Le regole erano chiarissime. Con il tempo sicuramente si riuscirà a risolvere la situazione”.
Ignoro come sia andata a finire la discussione, ma so ciò che ho fatto io il giorno seguente, quando sulla bacheca dell’onorevole scrissi un lungo post, in cui le citavo l’accaduto, le ricordavo di essere stata sindacalista Anief, ripescata come parlamentare grazie ad un surplus di voti del Sud (Sud che lei ha scelto volontariamente di abbandonare, studiando a tavolino la provincia del Nord in cui passare di ruolo nel 2014 come ha ricordato recentemente in un’intervista) e soprattutto mi meravigliavo che, con una seconda laurea in Giurisprudenza, non avesse notato che i ruoli del 2015 non erano stati assegnati rispettando il principio meritocratico, così come sentenziato dalla Cassazione (sent. n.41/2011) e che la legge 107/2015 avesse violato gli artt. 2,3,4,29,30,35,36,37,51,72,91 della Costituzione. In sostanza, dall’esponente di un Movimento che fa e faceva della legalità la propria bandiera, mi sarei aspettata un emendamento per restituire il maltolto a chi aveva subito le iniquità del PD. Risposta? Nessuna, il post venne cancellato forse per gli innumerevoli like ricevuti.
Il messaggio è chiaro: come mi sono spostata io, potete farlo anche voi. C’è una bella differenza, però, tra chi aveva in mente la scalata verso la vetta più ambiziosa e chi semplicemente pensava fosse l’ultima occasione o “impazziva” all’idea di non poter più lavorare, pagare un mutuo, portare a casa uno stipendio e condurre una vita dignitosa com’era riuscito sempre a fare prima della L. 107.
Ahinoi, tapini! Praticamente ogni volta che c’è un cambio di guardia al MIUR, siamo in balia della visione personalistica del Ministro di turno.
Vogliamo parlare del “blocco quinquennale” previsto dal Decreto Legge 126/2019 (c.d. Decreto Scuola) in base al quale alcune categorie di docenti in esse citate non potranno chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria, l’utilizzazione in altra istituzione scolastica o ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso prima che siano trascorsi 5 anni scolastici di effettivo servizio nella scuola di titolarità?
Un ministro di origini siciliane artefice di un’evidente manovra volta a contenere l’assunzione dei docenti meridionali nelle regioni italiane del settentrione, stento a crederlo, eppure è così!
Non ricorda la Ministra che fu proprio il suo ex sindacato a condurre e a vincere la battaglia contro il vincolo quinquennale in vigore solo per il biennio 2011/2012 e 2012/2013 per l’evidente incostituzionalità? Azzolina, laureata in Giurisprudenza, futura DS, attuale Ministro dell’Istruzione sta negando di fatto, in maniera del tutto arbitraria e discriminatoria, i diritti dei lavoratori a tutela della genitorialità e dei minori e al ricongiungimento familiare riconosciuti dalla Carta Costituzionale e disciplinati dal Dlgs. 151/2001.
Gravissimo, a mio parere, l’aver voluto poi precisare che tali disposizioni non sono derogabili dai contratti collettivi nazionali. Azzolina, ex sindacalista sa che questo atto unilaterale e ingiustificato contrasta con quanto stabilito dal decreto legislativo n. 75/2017 che ha modificato il Testo Unico (n. 165/2001) e che prevede (art.2 comma 2) che norme di legge o regolamento, nonché di contratto precedente, che introducono o che abbiano introdotto la propria inderogabilità, possano essere modificate dal contratto?
Insomma, ci vuole fortuna. Fortuna nell’essere al posto giusto al momento giusto o nella graduatoria giusta o nel non possedere quel titolo in più che ti confina fuori regione per anni e anni, mentre tutti ti scavalcano e tornano a casa. Ci vuole fortuna anche nell’avere un Ministro dell’Istruzione che si lasci guidare in particolare dall’osservanza degli artt. 3 e 97 della nostra Costituzione.
Filomena Pinca