Due le obiezioni della Fondazione Agnelli ai numeri dati dalla ministra:
la prima sta nelle evidenza dei finanziamenti alle paritarie dell’infanzia, degli asili insomma, che percepiscono soldi, oltre che da parte della loro utenza, anche da parte degli enti locali, Comuni e Regioni, per cui solo questa aggiunta “statale” ridurrebbe la cifra annunciata da Giannini di circa 4,8 miliardi;
la seconda obiezione invece è un po’ più sottile, perché il dato fornito dalla ministra si basa sul costo medio, 6 mila euro l’anno, per singolo allievo, per cui se tutti gli alunni, circa un milione, delle paritarie andassero alle pubbliche a questo costo “pro capite, si dovrebbe aggiungere anche quello dei nuovi ingressi: da qui infatti i sei miliardi di euro della “fabula” ministeriale. Per la Fondazione Agnelli invece non è calcolo corretto, perché bisognerebbe utilizzare invece il cosiddetto “costo marginale”.
In cosa consiste lo spiega il presidente della Fondazione, Andrea Gavosto: “Se anche per assurdo tutte le scuole paritarie chiudessero e lo Stato dovesse riassorbirne gli allievi, il costo aggiuntivo che lo Stato dovrebbe affrontare sarebbe molto modesto. Infatti, nel complesso della scuola primaria e secondaria italiana il rapporto fra insegnanti e studenti resta uno dei più bassi a livello internazionale (22 allievi contro i 24 della media Ocse). Per accomodare i circa 400 mila studenti di scuola primaria e secondaria in più provenienti dalle paritarie non sarebbe necessario un significativo incremento di aule e insegnanti; basterebbe aumentare di poco più di un’unità la composizione media di ciascuna classe, con qualche variazione territoriale”.
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