E da queste parole si capisce cha la ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, voglia intraprendere la lunga marcia di una riforma della scuola, e che tagli, facendolo fuori, il “riordino” affrettato e con l’obiettivo di fare cassa della Gelmini, i cui risultati fra l’altro sono davanti a tutti
Resta da vedere in che direzione andrà Maria Chiara Carrozza, anche perché finora l’idea che ci siamo fatta riconduce a Brenno, quello della spada sulla bilancia del vincitore: guai ai vinti. E chi vince determina la politica scolastica, considerato pure che, come è ormai evidente, ci sono due idee diverse della scuola, sottolineate da due diverse visioni del mondo che stridono e si accavallano senza trovare una soluzione che non sia quella solita del compromesso.
In ogni caso le parole della ministra hanno sollevato perplessità, a cominciare dai movimenti studenteschi: “è inaccettabile che questo annuncio arrivi senza il coinvolgimento degli studenti e delle associazioni studentesche”, dice l’Unione degli Studenti, riferendosi appunto al metodo, quello cioè della riforma calata dall’alto, e che è stato “contestato ai Ministri Gelmini e Profumo”.
Ma al di là, non solo delle parole della ministra, ma anche di quelle di altri gruppi o associazioni, siamo oltremodo sicuri che questa nostra scuola, così come “non è stata disegnata” nel corso degli ultimi vent’anni secondo principi condivisi e solidi, continuerà a vivacchiare a lungo, tra contestazioni e mugugni, incertezze e tribunali, denunce e proclami.
Come quest’ultimo lanciato ieri a Rimini da Carrozza: un modo per essere citata dai giornali e per dire che ci sarebbe la volontà, l’intenzione, la necessità e perfino la possibilità se…
E infatti sul reclutamento dei docenti, materia delicatissima perché su di loro si innalza la palafitta della scuola, ha detto: “dobbiamo superare il transitorio e avviarci verso una soluzione a regime, ad esempio attraverso una laurea abilitante e un concorso. Tutelando anche i più giovani”.
E c’è un luogo comune più comune di queste parole? Da quanti anni lo sentiamo ripetere?
E sulle paritarie: “Non ne potremmo fare a meno. Occorre una stabilizzazione delle risorse a sostegno delle scuole paritarie in un’ottica di finanziamento pluriennale e nell’invarianza della spesa pubblica. Credo comunque al fatto che sia possibile una auto- organizzazione da parte delle famiglie. Ma nell’ottica di un provvedimento complessivo”.
Quale sarebbe, dove starebbe, come vivrebbe questo provvedimento non è stato annunciato: verba generalia non sunt appicicatoria.
E di tutte queste parole della ministra di stabile, ci pare, ci sia poco, molto poco, tanto da ritenerlo, e per questo chiediamo anche scusa, quasi inutile.
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