Dal prof Marco Pappalardo, collaboratore esterno della Sicilia e dell’Avvenire e nostro stimato lettore, riceviamo una riflessione sulle recenti disposizioni in materia di covid emanate dalla Regione Sicilia.
Torna in modo diffuso la Didattica a Distanza, per molti ma non per tutti! Colpa della scuola? Sicuramente no, poiché finora si è fatto di tutto per evitare all’interno il contagio e la diffusione. E allora perché ci vanno di mezzo studenti ed insegnanti? Giusto porsi la domanda, ma non farne un lamento continuo; visto che bisogna alleggerire i trasporti che non funzionano e offrono poca sicurezza, è più facile gestire la scuola a distanza che tenere a casa altre categorie oppure adeguare il numero dei mezzi pubblici alle necessità nel giro di poco tempo, considerato che non ci sono riusciti nei mesi scorsi.
Possiamo anche insistere sul fatto che la colpa sia di altri, solo che poi a scuola bisogna andarci obbligatoriamente (e anche quando si supera il tempo dell’obbligo, viene sentito come tale per lo più) e si deve pure rientrare a casa dopo percorsi senza alcun distanziamento, rischiando di portare il virus ai familiari. Insomma, non lo si prende a scuola, ma lo si prende per andare e tornare, dunque non vanno contati solo i focolai dentro gli istituti (che dicono essere pochi) bensì quanto succede dopo. Qualcuno dice che il contagio ci sarà ugualmente, poiché i ragazzi usciranno lo stesso.
Ne siamo certi?
Le limitazioni cominciano di nuovo a toccare gli orari serali e notturni, a restringere il tempo della movida e di altre attività ludiche, dunque possiamo sperare. Nei prossimi giorni meglio puntare sull’atteggiamento di speranza che su quello disperato mentre ricostruiamo le nostre classi virtuali, così sarà più facile per tutti. In ogni emergenza ci si attiva di più e chi opera nella scuola si è già esercitato per forza lo scorso anno, ha definito i regolamenti che mancavano, si è formato per migliorare il bene che aveva già fatto reinventandosi, ha l’esperienza per superare gli errori del recente passato.
In ogni emergenza tutti danno una mano, ci si incoraggia a vicenda, si piange e si ride insieme: gli adulti abbiamo competenze e spalle larghe, i giovani hanno l’età e risorse impensabili. In ogni emergenza non si lascia indietro nessuno, ci si prende cura dei più deboli e si investe in denaro e creatività affinché ciò sia possibile.
Insomma, la scuola non chiude, anzi dà il proprio contributo alla società, sacrificandosi, consapevole che ciò è un valore ed un onore.
Marco Pappalardo
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