La vicenda dei BES e del Piano annuale per l’inclusione dimostra, come se ce ne fosse stato bisogno, che nella Pubblica Amministrazione e nella scuola in particolare vige ancora la vecchia regola (“Prima di eseguire un ordine aspettate sempre il contrordine”) di cui parlava, fra il serio e il faceto, Giovannino Guareschi.
In molte scuole, negli ultimi mesi, collegi dei docenti e gruppi di lavoro per l’inclusione hanno dovuto bruciare le tappe per poter predisporre il documento richiesto dalla direttiva del dicembre scorso e dalla CM n. 8/2013.
Come abbiamo già segnalato in altro articolo, nella giornata del 26 giugno, il problema è stato oggetto di un incontro fra sindacati e Ministero che, al termine, ha assunto l’impegno di rivedere, se non le disposizioni, quanto meno le scadenze.
Ma, siccome la questione è davvero complessa e ricca di interrogativi, non è da escludere che possano esserci a breve delle novità anche nel merito della CM n. 8.
La domanda più banale, per esempio, riguarda il rapporto fra Piano e organico di sostegno.
Ministero e Uffici regionali sostengono che il Piano non serve per la richiesta delle risorse di sostegno, richiesta invece legata, come sempre, alle certificazioni psico-mediche, alle diagnosi funzionali e ai PEI degli alunni disabili.
Ma, al tempo stesso, si dice che il piano dovrebbe essere aggiornato nel mese di settembre quando le scuole conosceranno le risorse disponibili.
La domanda è del tutto inevitabile: ma, allora, il Piano è in relazione con le risorse o no ?
Senza considerare che la confusione fra le diverse sigle (HC, DSA, BES, EES, ADHD e via abbreviando) è notevole e forse non sarebbe male se il Ministero provvedesse anche a fare un po’ di chiarezza anche sui termini e sulle definizioni.
Intanto, in attesa di conoscere le decisioni del Miur, molte scuole sono al lavoro per deliberare il Piano o almeno una bozza di esso.
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