La narrazione? Deve suscitare ricordo, esperienza e speranza. E’ una regola! E come tale vale per tutti i contesti: in quello letterario come nella comunicazione pubblicitaria: a dirlo lo scrittore Antonio Ferrara, autore di libri per ragazzi e illustratore, due volte premio Andersen.
Secondo Ferrara il mondo della letteratura e quello della pubblicità non sono affatto distanti: “Le regole tipiche della pubblicità, cioè costruire narrazioni circa un prodotto che si nutrano di ricordo, esperienza, e speranza, sono regole mutuate dalla letteratura, non solo per ragazzi. La letteratura da sempre fa questo e non a caso molti copywriter sono anche scrittori. L’idea è che non solo la letteratura per ragazzi o la letteratura in assoluto si nutra di empatia e di utopia. Ma io sostengo che questo sia valido per tutti i settori. Ormai noi siamo fatti di narrazione, cioè il nostro mondo contemporaneo non si vendono più prodotti, si vendono servizi. E quindi relazioni”.
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Ma non solo; molto, nella relazione-narrazione, deve essere fatto da chi ascolta. “Sì e devi fare in modo che ci cada dentro qualcuno e che ci affondi le mani completamente. Nel senso che l’empatia ha a che vedere con quel rapporto tra scrittore e lettore, o copywriter e fruitore o consumatore che deve sentirsi però coinvolto in questa relazione: non può fare tutto l’autore, o il copy o, il grafico pubblicitario: bisogna fare in modo di rendere protagonista il fruitore, l’altro della relazione. Come il lettore nel caso del libro”.
“La cosa importante è essere sempre ancorati, essere centrati, con i piedi ben fissi per terra. Ma la testa deve volare, volare tra le nuvole. Deve cioè essere aperta, cercando nuove contaminazioni, nuovi punti di vista. E solo questo ti permette di volare sempre più in alto, sia a livello emozionale si a livello razionale. Ovvero sia in termini di business si in termini di passione e entusiasmo”.