Attualità

La nascita della lavatrice, l’invenzione che è stata una rivoluzione sociale

Puoi provare a cambiare la testa della gente, ma stai solo perdendo tempo. Cambia gli strumenti che hanno in mano e cambierai il mondo! A pensarla così era Steward Brand, uno dei padri fondatori della rivoluzione digitale. Si tratta di un pensiero universalmente valido? Perlomeno condivisibile? Difficile dare una risposta univoca, ma ci sono certamente delle storie che sembrano il prodotto di questa affermazione.

Nelle nostre case c’è ad esempio un oggetto che ha rivoluzionato la vita delle nostre nonne più di quanto il Web non abbia cambiato oggi la nostra. Immaginate per un attimo di dover lavare a mano tutto quello che utilizzate ogni giorno. Vestiti, asciugamani, lenzuola, tovaglie. La lavatrice ha cambiato la vita di molte donne e in oggi diversi studiosi attribuiscono alla sua invenzione una rivoluzione sociale.

Per quanto esistessero prototipi già nel Settecento, la prima lavatrice moderna – elettrica – risale al 1908. Era americana, si chiamava Thor e consisteva in una vasca cilindrica che al massimo poteva cambiare il senso di rotazione e la velocità del lavaggio per evitare che i panni si agglomerassero. Non ebbe grande successo, perchéé il motore elettrico era una trovata rivoluzionaria, ma andava migliorato: non era protetto e l’acqua che fuoriusciva poteva danneggiarlo o causare fastidiosi, per non dire mortali, incidenti. Inoltre non aveva ancora un vero e proprio mercato: chi era abbastanza ricco da potersi permettere l’elettricità, l’acqua corrente e un oggetto esoso, di solito aveva anche dei domestici che facevano il bucato.

Ma Thor era solo in anticipo sui tempi: nel secondo dopoguerra, la lavatrice si diffuse rapidamente. E oggi non è difficile scorgere un parallelo tra la sua diffusione e la crescita dell’occupazione o dell’istruzione femminile in molte nazioni europee. Queste macchine automatiche alleggerirono incredibilmente il carico di lavoro delle donne, donando loro una quantità di tempo sino ad allora inimmaginabile. Tempo ed energie per parlare, confrontarsi, studiare, lavorare. Uscire di casa per entrare in società.

Certo sarebbe stolto pensare che il femminismo, le lotte di genere siano solo un prodotto della lavatrice, dimenticando così decenni di impegno filosofico, politico e sociale da parte di donne (e qualche uomo) che già nel corso dell’Ottocento avevano intravisto la necessità di un mondo diverso. Al contempo però è innegabile che in una società in cui a fare i lavori di casa erano esclusivamente le donne, l’automatizzazione dei lavori più lunghi e pesanti abbia costituto un passaggio necessario per conferire concretezza al processo di emancipazione femminile.

Ricordiamoci però che nel mondo ancora 5 miliardi di persone non ne hanno una. Ciò significa che se ne avete una siete dei privilegiati, ma al contempo che invece 5 miliardi di persone vivono ancora in un tempo molto più simile all’Ottocento che al nostro presente. Con tutto ciò che ne consegue.

Dario De Santis

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