Categorie: Didattica

La nonna: è giusto assegnare Moby Dick per le vacanze?

CobasCobas

Nonna Angela scrive al Corriere della Sera: salve, mi chiamo Angela, “sono la nonna di un bambino di 11 anni, che ha appena terminato la prima media. La sua insegnante, come libro per le vacanze, ha assegnato alla classe la lettura integrale del Moby Dick”.

Siamo sicuri, chiede nonna Angela che “i temi del romanzo, la sua morale: siamo sicuri che un bambino possa percepirli interamente?”

E continua: “Già alle prime pagine scritte da Herman Melville ci siamo scontrati con un lessico non adatto alla sua portata: può essere apprezzabile lo sforzo di cercare il significato di ogni parola, ma le allegorie, le metafore presenti nel romanzo, il suo stile complesso, il lessico marinaro e i riferimenti biblici renderebbero la comprensione difficoltosa persino per un lettore competente e colto.

 

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Il tema della vendetta, l’ossessione di uccidere, l’idea della morte, il duello tra il bene e il male, il rapporto tra uomo e natura, sono le colonne portanti di un capolavoro assoluto, ma quanto di tutto questo sarà oggetto di riflessione da parte del bambino?”

Ci vorrebbe forse, si chiede la donna, la giuda di un adulto, ma allora “se la lettura deve essere guidata, cioè coordinata da un adulto, è bene che si svolga in classe, sotto la supervisione dell’insegnante, che sarà in grado di spiegare e far apprezzare il testo”.

Anche perché, giustamente, non tutti i bambini hanno a casa un giuda sicura, colta e affidabile. Dunque: siamo sicuri che si possa assegnare un libro di questa portata a un ragazzino di 11 anni?  Chissà cosa ne pensano i nostri lettori?

Pasquale Almirante

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