La norma sui brevetti introdotta nel cosiddetto “Investment compact” approvato qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri ha fatto infuriare (e non poco) Stefania Giannini e non si sa davvero come la situazione potrebbe evolvere anche in relazione alle voci, sempre più insistenti, su un possibile cambio di guardia a Viale Trastevere.
Peraltro va anche detto che la decisione di affidare all’IIT di Genova la gestione economica dei brevetti ha provocato l’immediata reazione dei rettori delle Università Italiane e quindi la presa di posizione della Giannini potrebbe essere letta come una forma di “sostegno” ai suoi ex colleghi.
La stessa Manuela Ghizzoni (PD), presidente della Commissione Cultura della Camera, ha definito la norma una “pasticciata”.
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Ma la vicenda potrebbe essere letta anche in altro modo, soprattutto se si considera il tono molto duro del comunicato del Ministro.
E se Giannini, anzichè aspettare di essere sostituita da Matteo Renzi, decidesse lei stessa di dimettersi per protesta contro un atto considerato irrispettoso della autonomia delle Università?
A quel punto potrebbe almeno incassare un bell’applauso da parte dei Rettori.
Le nostre sono solo congetture, almeno in questo momento. Nei prossimi giorni capiremo se hanno un fondamento o se, dopo la “buriana” iniziale, il Governo riuscirà a riassorbire lo strappo che l’Investment Compact ha certamente provocato anche nel mondo politico.
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