Allora, alla fine la Ministra Giulia Bongiorno, noto avvocato, ministro della pubblica amministrazione, ha vinto.
È passata cioè la legge che prevede il controllo biometrico per i presidi.
Su altri settori della pubblica amministrazione la cosa è comprensibile, visti i furbetti del cartellino quasi ogni giorno scoperti, ma per i presidi è incomprensibile, visto il loro ruolo pubblico, cioè dal fatto che ogni giorno tutti vedono dove sono e cosa fanno. Se cioè, anzitutto, a scuola ci sono.
Responsabili di tutto e di tutti, e vincolati ai risultati. Tanto è vero che, se qualcosa non funziona, sono subito subissati da mille richieste e pressioni.
Modalità di funzione, in poche parole, proprie di un dirigente, cioè di responsabile primo.
A questo punto, vincolarlo a rigidi controlli significa limitarlo nella gestione flessibile del tempo di lavoro.
Perché di lavoro, ma questo la ministra non lo sa, ne fa sempre oltre i limiti contrattuali, con ferie regalate alla provvidenza. Alla fine, questa norma è un boomerang.
Perché costringe i presidi a fare gli impiegati, cioè li costringe a limitare il loro servizio, a rimanere nella sede principale (le scuole hanno sedi diverse) e a non recarsi nella scuola di reggenza. Che cosa c’è a monte di questo errore della ministra?
C’è un problema tutto italiano.
Non essendoci un sistema di valutazione, un sistema di controlli, come è in altri Paesi, si preferisce, invece, fare norme che sparano nel mucchio, senza entrare nel merito, perché il fattore-tempo non è un dato qualitativo, ma solo quantitativo. Per cui, a rimetterci, vista la situazione delle scuole, saranno coloro che, in modo flessibile, ogni giorno sono sempre disponibili alle complessità. Questa impiegatizzazione, dunque, ha l’effetto boomerang di impedire a chi lavora, appunto, di lavorare
Se qualcuno non facesse il proprio dovere? Controlli e sistema di valutazione, in Italia ancora assenti. Il paradosso italiano.
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