I lettori ci scrivono

La nostra scuola al tempo del Coronavirus

Molti penseranno, come al solito, che i professori non fanno niente.

Le nostre giornate iniziano con l’ inserire sulle varie piattaforme gli argomenti, i compiti che abbiamo preparato la sera precedente dopo una ricerca del modo più adatto, per proporlo ai ragazzi.

Poi iniziano i contatti via WhatsApp, con i ragazzi, che sono continui,sui vari gruppi di classe per dare spiegazioni, chiarimenti, per risolvere problemi di connessione alla rete, di accesso alla piattaforma,di suggerimenti su come caricare un file, una foto,di incitamenti a fare del loro meglio, di lodi per il lavoro svolto,di contatto umano.

Si, questo è quello che più manca ai ragazzi: il contatto che nessuna tecnologia  può sostituire.

La scuola è umanità, condivisione di problemi, gioie e dolori, di rapporti interpersonali che la didattica a distanza non può sostituire.

Nella mia scuola, l’Alberghiero di  Piedimonte Matese,  come in tutte le altre, ogni giorno questo è quello che succede: il personale Ata, i docenti, la dirigente con il suo staff lavorano alacremente per continuare le  attività con umanità.

Siamo vicini alle famiglie, ai ragazzi, teniamo i contatti con tutti per cercare di dare qualche certezza in questo momento difficile in cui percepiamo un senso di”paura” da parte degli studenti che sentono che la cosa stranamente sta andando per le lunghe e cercano anche con richieste assurde il contatto con una realtà che prima era una certezza  e che ora sembra sfuggire dalle loro mani.

Tutti noi siamo qui per loro , dalla mattina alla sera, anche fino a notte inoltrata, non stiamo a rigirarci i pollici , siamo il loro punto di riferimento importante, tanto da far affermare a qualche ragazzo di sentire la mancanza della scuola, del contatto umano, dell’ambiente sicuro dove vivere parte delle giornate con gli amici, ma anche con le persone che vivono giornalmente con loro le loro emozioni, le loro sconfitte, i loro successi.

Questa è la scuola, non solo didattica a distanza,  ma rapporti umani.

Giacomo Venditti

I lettori ci scrivono

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