Questa volta ho preso “carta e matita” non per scrivere un commento all’ultima circolare del Ministro o per dare notizia sull’andamento di una qualche contrattazione integrativa nazionale, ma per rivolgermi agli alunni della scuola che dirigo da più di 30 anni.
E così, nella mattinata di lunedì 21 maggio, in tutte le classi IV e V (ma anche in altre i cui insegnanti lo vorranno) delle scuole primarie del circolo didattico di Pavone verrà letta questa lettera.
Il senso è chiaro, ma forse un concetto è bene ribadirlo: i luoghi degli attentanti hanno sempre un significato simbolico; “attaccare” una scuola significa in qualche
modo attentare a un luogo che, per elezione, è destinato a trasmettere ai giovani il senso profondo della comunità locale e nazionale e del “patto sociale” che ne sta alla base.
Un attentato commesso in una scuola significa una cosa sola: tentare in qualche modo di limitare questa funzione sociale e culturale; è questo è inaccettabile perchè mina alle radici (in modo –mi si passi l’espressione – quasi ontologico) il fondamento della nostra società, anzi di ogni società.
Questo è il testo della lettera che verrà letto e discusso con i ragazzi e che è già stato pubblicato sugli organi di informazione locali.
Cari ragazzi,
vi scrivo queste righe poche ore dopo aver appreso del terribile attentato di Brindisi, dove sono esplose alcune “bombe” che hanno causato un morto e diversi feriti fra gli studenti di una scuola.
Non sappiamo ancora chi e perché abbia compiuto un gesto così tremendo.
Carabinieri, polizia e magistratura dovranno accertare la verità.
Ma un fatto è certo: chi lo ha commesso non ha alcun rispetto per la scuola e non capisce il valore straordinario che l’istruzione ha per lo sviluppo di una nazione.
Proprio nei giorni scorsi abbiamo distribuito a molti di voi il libro della Costituzione della Repubblica e tutti i giorni gli insegnanti si impegnano per insegnarvi l’importanza del rispetto delle regole e delle leggi.
Andare a scuola significa proprio questo: imparare a diventare cittadini che conoscono e rispettano le leggi e che amano il proprio Paese.
E’ per questo motivo che un attentato davanti ad una scuola è una cosa terribile: forse c’è chi pensa che insegnare ai bambini e ai ragazzi a diventare cittadini onesti sia una cosa sbagliata.
Ma voi sapete bene che non è così.
Imparare a diventare bravi cittadini è importantissimo: solo in questo modo il nostro Paese, la nostra splendida Italia, potrà cresce e migliorare.
Nelle scuole, nelle aule, nelle palestre, nei cortili dove voi trascorrete le vostre giornate devono esplodere solamente la conoscenza, la cultura, il rispetto, l’amicizia, la solidarietà e la pace.
Il direttore didattico
Reginaldo Palermo
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