“La scuola ha bisogno di risorse, stabilità e fiducia dopo anni di tagli. Le emergenze, come quella legata all’edilizia scolastica, devono trovare una risposta”. Questo uno dei punti messi a fuoco dal Pd alla presentazione del programma elettorale: con la nomina di Maria Chiara Carrozza al Miur, eletta deputato nelle liste dei democratici, si riuscirà a mantenere fede a questo impegno? E non solo, ma per la messa in sicurezza di 57 mila edifici scolastici, molti dei quali sono stati giudicati anche pericolosi, servirebbero 13 miliardi di euro: dove recepirli? Per quanto riguarda poi il rischio sismico, sappiamo che il 44% degli edifici è stato costruito in un periodo che va dal 1961 al 1980, quando i criteri di costruzione non erano sottoposti alla legge antisismica.
Dal punto di vista della regolamentazione antincendio, dai dati diffusi emerge che solo il 17,7% degli edifici possiede il certificato di prevenzione incendi (CPI), con le maggiori criticità registrate nelle Regioni del Sud. E si sa pure che i 680 milioni di euro dei fondi europei per interventi di riqualificazione e messa in sicurezza degli immobili scolastici sono del tutto insufficienti: che fare?
E ancora. Tra gli impegni presi dal Pd in campagna elettorale c’era la lotta alla dispersione scolastica che ha raggiunto il 18,8%, contro i parametri europei che l’hanno fissata a un massimo del 10%: quanti soldi saranno necessari per contenere il fenomeno? E come sarà contenuto?
Ma il Pd aveva detto inoltre che bisogna implementare un piano straordinario per gli asili nido, in modo da raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura dei posti, come chiesto dall’Europa: dove reperirà questi ulteriori fondi?
E ancora dove attingerà le risorse il Miur guidato da Maria Chiara Carrozza per garantire, sempre come promesso, un nuovo contratto collettivo che riconosca al personale l’enorme quantità di lavoro che fanno al di fuori delle aule scolastiche, per ripristinare gli scatti di anzianità e quelli legati all’inflazione?
E ricordiamo ancora che c’è pendente un altro punto, quello degli organici delle scuole, che dovranno essere stabili e non cambiare ogni anno, come il reclutamento, che dovrà essere certo, insieme all’esaurimento definitivo delle graduatorie dei precari: come si regolerà la neo ministra? Quali strade percorrerà? A chi si rivolgerà per non deprimere ancora speranze e attese?
Ma c’era pure, oltre al ritorno al modulo di tre maestri alle elementari con l’abolizione del “maestro unico” di gelminiana memoria, anche l’allungamento del tempo scuola, incentivando il tempo pieno e le compresenze; mentre per quanto riguarda le superiori il Pd aveva proposto, in linea con la riforma di Luigi Berlinguer, un biennio unitario iniziale e la differenziazione dei percorsi solo a partire dal terzo anno.
In altre parole, il Pd, di fronte ai guasti della ministra Gelmini, ha da sempre sostenuto di non volere mai più una scuola umiliata, mai più offesa, mentre ora che ne ha l’appoggio, e non solo della ex ministra ma del suo intero partito, riuscirà la nuova ministra Maria Chiara Carrozza a tenere la barra dritta per il cambiamento di rotta tanto agognato? Una rotta che è in collisione con quanto la passata amministrazione del Pdl aveva imposto, con i conseguenti malumori e le connesse proteste, anche violente e gli scioperi consequenziali.
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