Ho letto su “La Tecnica della Scuola” l’appello del 25 aprile 2021 del “Coordinamento Nazionale per il ripristino dei corsi Jazz nei Licei Musicali”. Nonostante il 27 dicembre 2020, in Legge di Bilancio, sia stato approvato l’Emendamento n. 510 che prevede i corsi Jazz e Pop Rock nei Licei Musicali, more solito, la politica non rispetta gli impegni assunti, neppure quando essi vengono trasformati in una norma. Ero un giovane docente e mi insegnarono che solo partendo dal “vissuto musicale” delle alunne e degli alunni sarebbe stato possibile costruire una programmazione delle attività individualizzata e costruttiva. Il linguaggio dei dodici suoni coinvolge, motiva e valorizza centinaia e centinaia di migliaia di bambini, ragazzi, giovani e adulti. Al pari dello sport, esso favorisce il recupero di alunni problematici o chiusi in sé stessi o in difficoltà nelle cosiddette “materie di studio” (italiano, matematica, storia, etc.). Previene la dispersione scolastica e la microcriminalità giovanile. Dal mio osservatorio privilegiato di docente di Musica da quattro decenni e supervisore al Biennio Formazione Docenti del Conservatorio di Sassari, ho avuto la fortuna di registrare le ricadute educative, culturali e sociali di un’Educazione Musicale Diffusa, incardinata sul rispetto di tutti i generi musicali. Penso allo scolaro “assai vivace” che oggi insegna con passione ritmi e melodie, ottenendo ottimi risultati didattici; ricordo il giovane “timido”, partito dai Laboratori “Pentagrammando” (cfr. www.antoniodeiara.it) e approdato sul palcoscenico da promettente tenore; conosco un ex tirocinante che ha trasformato una scuola musicalmente spenta in un policromo giardino pentagrammato. Non posso dimenticare, ça va sans dire, l’inclusione pentagrammatica di tanti studenti con disabilità.
I gusti musicali delle nuove generazioni emergono e si fortificano nelle esperienze vocali-strumentali vissute alle Elementari e alle Medie. Imparare fin dalla Scuola Primaria a suonare la chitarra acustica ed elettrica, il basso, le tastiere e la batteria, da soli e nelle band dai nomi pirotecnici, apre nuove prospettive educative e formative. Continuare il percorso alla Secondaria di I grado, sia all’Indirizzo Musicale che durante le ore di Musica, forma lo studente, orientandolo verso gli studi successivi. Diventa quindi fondamentale predisporre un’Offerta Formativa polivalente nei Licei Musicali: corsi Classici, Jazz e Pop-Rock. Solo una simile impostazione può garantire la crescita della Filiera dell’Istruzione Musicale. Mi permetto di proporre alcune soluzioni didattiche, già sperimentate con successo nei Corsi realizzati applicando il metodo ideato dallo scrivente. Lo “Strumento abbinato” dovrebbe consentire lo studio di uno strumento Jazz o Pop-Rock abbinato a uno Classico; tra le numerose esperienze vissute positivamente dai miei studenti, potrei citare gli abbinamenti batteria-arpa, chitarra elettrica-violino, basso elettrico-contrabbasso, tastiere elettroniche-tromba, canto Pop-Rock-oboe, sax-pianoforte.
Auspico che ne “La Nuova Scuola”, ormai indispensabile per ricostruire sulle macerie di quella distrutta dal sestetto Berlusconi-Tremonti-Gelmini-Brunetta-Monti-Renzi, il tempo sei ottavi venga utilizzato da tutti i generi musicali. Classico, Jazz e Pop-Rock, fusi in sinergie strumentali e vocali, rappresentano il futuro della musica. Confido nella condivisione da parte di tutte le colleghe e di tutti i colleghi di Musica e Strumento Musicale d’Italia. Per la mia Isola, mi sia consentito il “Cicero pro domo sua”, aggiungerei strumenti e voci della Musica popolare e d’Ispirazione popolare della Sardegna, secondo la felice definizione dell’etnomusicologo Pietro Sassu. Il Conservatorio di Cagliari ha già in fieri il corso di launeddas del Maestro Luigi Lai. Anche per il futuro didattico della Musica Classica, Jazz e Pop-Rock vale il grido di battaglia dei “Dimonios” della Brigata Sassari: “Fortza paris!”.
Antonio Deiara
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