Si parla tanto di Scuola, al tempo del Covid-19. I primi “rumors” si sono scatenati il 5 marzo 2020, con la madre di tutte le domande, prima sussurrata da madri disperate, rinforzata da padri disorientati e poi ringhiata da tutto il parentado interessato: “Hanno chiuso la Scuola! Come faccio a sopportare i miei/vostri figli per tutto il giorno?”. Babysitteraggio allo stato impuro. È indispensabile chiarire una volta per tutte che la Scuola non è un “parcheggio”! A questo punto è arrivata l’onda dei paladini della futuristica “Didattica a Distanza” o “DAD”, con temerarie affermazioni sulla presunta morte ineluttabile dell’obsoleta “Didattica in Presenza”. Per mia fortuna, da soli quarant’anni sono docente di musica; e la musica, checché ne dicano i soliti analfabeti della Didattica, è una materia che non può essere “Dadizzata”… Hanno avuto allora la parola gli “avvoltoi” della DAD, svolazzanti in cerchi concentrici sul cadavere in putrefazione della “DIP (Didattica in Presenza”); come diceva il povero Polidoro: “Ahi de l’oro empia ed esecrabil fame…”. Il Ministero dell’Istruzione, nel frattempo, lanciava sul mercato 165 milioni di euro (pari a circa 300 miliardi del vecchio conio), confondendo le potenzialità degli strumenti informatici con l’efficacia di poche regole comportamentali chiare per discenti e genitori in “DAD”. Ed ecco allora i “pigiama-party” della “Didattica a Distanza” consumati di fronte alle videocamere dei computer, arricchiti di volgarità anche col contributo di intrusi “invitati” dagli stessi alunni scorretti e ineducati. Gli stessi “disturbatori seriali” già individuati fin dai tempi della “Didattica in Presenza”, e come sempre spalleggiati da genitori saccenti e aggressivi nei confronti dei docenti. A riprova di tutto questo, trascorso il primo periodo della curiosità superficiale, solitamente riservata a tutte le “novità” dei Social, si segnalano le assenze dalle video-lezioni e il mancato svolgimento dei compiti assegnati da professoresse e professori.
Urge una “Nuova Scuola Post Covid-19”: classi con 15/18 alunni per il “distanziamento sociale”, considerate le dimensioni standard delle aule (35 metri quadri), che manderanno al macero le tristi classi-pollaio di berluscon-gelminiana memoria e daranno copiosi frutti in termini di formazione e apprendimento; docenti con Full-Time facoltativo, cioè 36 ore di servizio settimanale “All inclusive” (orario di cattedra invariato, correzione compiti-riunioni-scrutini-compilazione atti) con ferie uguali a quelle degli altri dipendenti statali e retribuzioni europee; poche norme chiare e applicate in tutta Italia su sanzioni disciplinari immediate e adeguate nei confronti degli alunni scorretti, provvedimenti amministrativi (leggasi “multe salate”) e penali per studenti e genitori aggressivi e/o violenti verso i docenti-pubblici ufficiali, bocciatura di chi non studia emendata dai “poverino” e “poverina” pseudo-egalitari. La cosiddetta “Fase 3” del Post Covid-19 potrebbe diventare, per la Scuola Pubblica della Repubblica Italiana, un vero “Anno Zero”, un nuovo inizio da progettare e concretizzare con l’insostituibile contributo di docenti, personale Ata e dirigenti scolastici, gli unici a possedere il “Manuale delle istruzioni per l’Istruzione”. Invito il ministro Lucia Azzolina a prendere il coraggio a due mani, a raccogliere attraverso la mail @istruzione.it proposte organizzative e didattiche, e a convocare in teleconferenza gli “Stati Generali dell’Istruzione”. Ovviamente, parafrasando il Manzoni, se poi uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare…
Antonio Deiara
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