Il mondo di oggi sta sperimentando i nuovi veleni della violenza, della sopraffazione, dell’odio e della guerra.
Purtroppo anche tra fratelli, tra comunità civili, dentro la famiglia, la scuola, il mondo delle associazioni e della politica, finanche dentro la Chiesa.
Sembra un mondo in cui prevalgono esclusivamente l’apparire, il potere, le eccellenze, l’immagine, il denaro, l’estetica, l’amore-tossico, il continuo spettacolo di corruzione morale, la disillusione e il disincanto.
Ci sono giorni in cui bussano alla porta della mia vita giovani-studenti, adulti, genitori, volontari, persone segnate dalla fatica del vivere, che con la loro compassione silenziosa aiutano e ci aiutano a rialzarci e a ritrovare il senso del bene, della comunità e della vita.
Fra tutti, mi appello a tutti quei giovani studenti che nonostante i loro ripetuti insuccessi hanno deciso di lasciare spazio nella loro vita all’ipotesi che l’Alterità possa avere un ruolo prioritario per ri-disegnare un futuro di speranza.
Giovani che con fatica sopravvivono dentro la famiglia, le istituzioni, gli oratori, la scuola e vivono fintamente dentro la rete e i social media, studenti che vengono gradualmente trapiantati dal mondo off-line a quello on-line. Sbronzi e saturi a causa dell’eccessivo utilizzo dei social la loro sopravvivenza dipende dall’intensità del gioco di connessioni-disconnessioni. I nostri giovani sembrano viaggiare in un pianeta privo di senso la cui atmosfera sembra essere la solitudine e l’indifferenza.
Una condizione giovanile sgretolata che deve essere necessariamente ricostruita e rifondata da un etica del legame e della cura. “La prigione della solitudine che si vive on-line è più terribile di quella che si vive off-line”. Così un alunno mi parlò della sua solitudine e della rabbia che si portava dentro.
Oggi più che mai da genitore, da docente, da educatore e da volontario di una onlus mi domando quanto sia importante il mio ascolto non giudicante nei loro confronti; non posso e non devo arrendermi, insieme a loro dobbiamo ridare senso alla vita, abbiamo bisogno di ritrovare un centro, una rete di certezze e di valori comuni che restituiscano all’educazione la sua fondamentale finalità formativa con un nuovo alfabeto dell’essere del bene.
Giuseppe Cataudella
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