Nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia. Peraltro le donne sono più motivate e intraprendenti durante la carriera universitaria, ma poi, al lavoro, gli uomini sono pagati di più e trovano posto più facilmente. Viene fuori dall’analisi condotta da AlmaLaurea, il primo Rapporto tematico di genere, denominato Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali, volto a mappare, riorganizzare, esplorare e approfondire il complesso e articolato insieme di informazioni statistiche su scelte formative ed esiti occupazionali, per rappresentare e comprendere le differenze tra laureate e laureati, sotto molteplici punti di vista. Così leggiamo nel comunicato AlmaLaurea. Un’indagine che ha preso in considerazione dati relativi a 291.000 laureati del 2020 e 655.000 laureati del 2019, 2017 e 2015, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Le differenze di genere sono state riscontrate anche negli studi di AlmaDiploma secondo i quali le donne, a parità di tutte le condizioni considerate, ottengono voti di diploma più elevati rispetto ai compagni.
Ecco quanto leggiamo nel rapporto. Nei corsi di primo livello le donne sono maggiormente presenti nei gruppi educazione e formazione (92,8%), linguistico (83,8%), psicologico (81,1%) e medico-sanitario (74,4%). Sono invece una minoranza nei gruppi informatica e tecnologie ICT (14,3%), ingegneria industriale e dell’informazione (25,9%) e scienze motorie e sportive (33,4%; Fig. 2.4). Nei percorsi magistrali biennali si registrano analoghe distribuzioni, mentre nei corsi magistrali a ciclo unico le donne prevalgono in tutti i gruppi disciplinari: si va dal 95,8% nel gruppo educazione e formazione al 58,2% nel gruppo architettura e ingegneria civile.
Una sezione a parte è dedicata dal rapporto ai percorsi Stem, tradizionalmente terreno di studio più maschile che femminile. Qui si osserva un dato interessante, secondo l’indagine: per alcuni aspetti della carriera lavorativa i percorsi Stem attutiscono le disuguaglianze fra laureate e laureati. Concentrando l’attenzione sulle retribuzioni, i divari di genere, pur sempre a favore degli uomini, risultano più contenuti tra i laureati Stem, e si riducono ulteriormente tra coloro che decidono di spostarsi per ragioni di lavoro. Quindi l’impegno per indirizzare le donne verso questi percorsi contribuisce ad attenuare il gap.
Sulla strada verso le pari opportunità bisogna operare in una logica non di contrapposizione ma in una logica di superamento delle separazioni, suggeriscono gli autori del rapporto.
Va chiarito che le differenze di genere in campo occupazionale, secondo il rapporto, si manifestano al netto del gruppo disciplinare dal quale gli studenti e le studentesse provengono. In altre parole, a prescindere dal percorso di studi, il divario di genere resta presente (sebbene in misura inferiore in ambito Stem). E ancora, il divario resta presente anche al netto delle migliori performance delle laureate rispetto ai laureati. Le ragazze, infatti, sono più regolari negli studi, concludono gli studi universitari con voti più alti e fanno più spesso esperienze che hanno effetti positivi sul piano occupazionale come le esperienze di studio all’estero o i tirocini. Eppure nel mondo occupazionale si osserva poi una segregazione verticale (minore accesso per le donne alle posizioni apicali); insieme a una segregazione orizzontale (sotto-rappresentazione delle donne in determinati ambiti e settori).
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