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La parola d’ordine è una sola: contrastare il Ministro, sempre e comunque

In un documento diramato anche attraverso il sito nazionale, la Cgilscuola del Friuli prende posizione nei confronti del decreto n. 255 e scrive: "Alla Cgilscuola appare evidente che il ministro Moratti si appresta a scaricare sulla dirigenza amministrativa e in generale sull’amministrazione scolastica le responsabilità. Insomma è prevedibile che la colpa dei ritardi e delle disfunzione sia scaricata su alcuni direttori generali non graditi al nuovo ministro e su alcuni provveditori. In questo contesto si procederà a rimozioni e trasferimenti. Sia ben chiaro: per quanto ci riguarda le responsabilità politiche sono del Ministro della pubblica istruzione".
E curioso constatare che un sindacato di bidelli, insegnanti, impiegati amministrativi, presidi e direttori didattici, si scaldi così tanto per intervenire a difesa di alti dirigenti dello Stato.
Forse che – in questo caso specifico – c’è da difendere qualcuno della propria parrocchia ? o – molto più probabilmente – che per "dare addosso" al Ministro dell’odiato governo di centro-destra tutti i mezzi e tutti i sistemi siano buoni ?
Il sospetto c’è ed è forte, anche perché solamente alcuni mesi fa la stessa Cgilscuola di Udine proponeva di denunciare i capi di istituto che avessero pagato in ritardo i compensi dei docenti incaricati di funzione-obiettivo.
Ma all’epoca, parlare di responsabilità politica del Ministero che non accreditava i fondi necessari alle scuole, sarebbe stato improponibile.
Ma perché mai, si chiederà qualche smemorato o ingenuo lettore?
Oh, bella, ma è semplice: all’epoca c’era il Governo amico che – per definizione – ha sempre ragione.
Si dirà: ma santo cielo, in politica non si possono dimenticare le regole più elementari dell’etica e della morale. Non è vero niente: l’etica – ormai – è un optional, anzi è cosa da abolire, roba vecchia, che andava di moda all’epoca di De Gasperi, di Einaudi e di Di Vittorio. Tutte cose da old-politica; ormai anche la sinistra sembra sempre più attratta dai luccichii della new-economy e delle news-politics.

Reginaldo Palermo

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