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La parola nell’era digitale

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Secondo Sherry Turkle, docente al MIT di Boston ed  esperta di digital culture, il trionfo delle tecnologie comunicative ha aumentato i nostri scambi ma ha ridotto le nostre conversazioni, con ripercussioni profonde e durature: meno conversazione = meno empatia = meno introspezione = meno conoscenza. Non solo, la connessione continua impedisce l’esperienza della solitudine. E quindi della creatività.

 

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In pratica, si legge sul Domenicale del Sole 24 Ore,  secondo la studiosa stiamo cambiando: la «fuga dalla conversazione» mette in pericolo il concetto di relazione come lo abbiamo sempre concepito e vissuto. Nel dizionario inglese è entrato un nuovo termine: phubbing (da phone e snubbing), cioè trascurare chi sta di fronte a noi per dedicarsi al proprio smartphone.

Espansione continua dell’altrove digitale, la vita come distrazione dal telefono. Cene silenziose, tutta l’attenzione rivolta agli smartphone. Relazioni che nascono e muoiono con un messaggio. Tablet che custodiscono i nostri segreti ma basta una distrazione e si trasformano in smoking guns dei tradimenti. Amicizie senza abbracci, confinate in text di pochi caratteri. Coppie che scelgono di litigare solo via email per evitare le reazioni a caldo. I costi della fuga dalla conversazione iniziano a vedersi ovunque: in politica, nella vita privata, in quella scolastica.

Parlando dei suoi alunni, un’insegnante dice: «se per caso condividono qualcosa, quel qualcosa si trova immancabilmente sui loro cellulari».

Tra loro non si guardano, ma tutti guardano lo schermo.

Sherry Turkle, antropologa del cyber-spazio, suggerisce: non «spegnete gli smartphone»,  «accendete la conversazione» e ricordate che la comunicazione chiede corpo e attenzione. Silenziare il cellulare mentre qualcuno ci parla è un gesto d’amicizia. E quando non desideri controllare le email in presenza dell’altro, forse ti sei innamorato.

Dimostrare a noi stessi e a chi ci sta attorno che una regolazione è possibile. Le addiction sono nocive: se abbiamo regolato l’uso delle sigarette, perché non dovremmo regolare anche quello di tablet e smartphone?

“La sola cura per le connessioni fallimentari del nostro mondo digitale è parlare”.