La Stampa di Torino riporta l’intervista a Luciana Romoli, 93 anni, staffetta partigiana durante la Resistenza, quando non era nemmeno 13enne e aveva come nome di battaglia “Luce”.
Ma la sua storia inizia a 8 anni quando per difendere una compagna di classe ebrea dalle leggi razziali fu espulsa da tutte le scuole del regno.
Proveniente da una famiglia antifascista di Casal Bertone, dopo l’8 settembre, prima si unì ai partigiani e poi continuò negli anni la militanza sindacale e politica nel Pci, in cui conobbe Gianni Rodari.
Singolare un episodio degli anni “50: piuttosto che interrompere la scritta, ‘Vogliamo pace, lavoro e libertà’ che stava facendo su un muro, preferì essere arrestata.
La partigiana Luce ha deciso da decenni di portare nelle scuole il racconto della sua straordinaria vita ribelle, girando l’Italia e con il Covid lanciandosi anche nelle videoconferenze. E la risposta delle ragazze e dei ragazzi è straordinaria:
E ha raccontato al quotidiano di Torino: “Ho dodici faldoni pieni dei loro temi, dei loro pensieri e degli attestati per tutti gli incontri che ho fatto. Le giovani generazioni devono essere antifasciste, è necessario che tutelino la Costituzione. Questo è il significato del 25 Aprile: una festa di tutti gli italiani”.
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