I lettori ci scrivono

La partita degli ATA va chiusa

Il MIUR ha reso disponibili i primi dati sulle domande di pensionamento del personale  ATA che entro il 20 dicembre 2017 ha presentato istanza di pensionamento.

Sono 7.936 le domande che saranno al vaglio degli Ambiti Territoriali Provinciali per accertare se sussistono i requisiti per il trattamento di quiescenza dei dipendenti. Nonostante il numero significativo di domande, la partita per gli ATA non sembra ancora chiusa.

Nessun piano straordinario di assunzioni nella legge 107/15 per il personale ATA di cui all’art. 554 del D. L.vo 297/94, (Ausiliario, Tecnico e Amministrativo) e nella legge di stabilità appena varata dal governo Gentiloni, nessun indirizzo operativo in materia di valorizzazione e superamento del precariato storico nella Circolare n. 3/2017 (Madia), restano punti fermi su cui riflettere.

Eppure se oggi ci sono regole diverse sul reclutamento nel pubblico impiego,  nessun merito per le prime petizioni alla Commissione delle Petizioni è andato al personale ATA, preceduto dall’allora Ministro europarlamentare Rita Borsellino.

Il contributo dato alla scuola pubblica e il merito di questa categoria è stata sempre messa in secondo piano, rispetto all’altra anima della scuola pubblica, ovvero i docenti. Segreterie, servizi ausiliari, ecc. hanno pagato un prezzo alto per le mancate riforme legislative, mentre a leggi obsolete mai superate, si susseguono ulteriori provvedimenti che il Governo ha messo in atto alla vigilia delle elezioni, dalla proroga dei contratti dei co.co.co al 31/08/2018 alla previsione delle stabilizzazioni di suddetto personale, senza mai internalizzare servizi che con spirito di sacrificio mettono in campo ogni giorno i precari ATA.

Non bisogna andare molto indietro nel tempo per ricordare gli ulteriori 2000 tagli ATA del governo Renzi, mai più restituiti in organico di diritto. Fa più male ricevere un colpo basso da un governo di centro sinistra che da un governo di centro destra.

Quale scuola pubblica vogliamo?

A questa domanda sapranno rispondere politici, sindacalisti, dirigenti e addetti ai lavori interpretando e mettendo in pratica ad es., il principio di non discriminazione tra categorie del P.I. o tra Pubblico Impiego e privati previsto dalla UE.

Mario Di Nuzzo

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