In questa lettera si lodano l’impegno e la passione di alcune maestre da parte dei genitori che esprimono tutta la loro gratitudine dicendo: “In un momento in cui la scuola viene spesso criticata, ci sembra bello che la nostra esperienza positiva possa essere segnalata proprio dal suo giornale ( La Stampa ), che si distingue nella valorizzazione di quanti operano bene nella scuola”.
La lettera inviata a La Stampa recita così: “Cara La Stampa, siamo 24 bambini di quinta elementare e vorremmo tanto che venerdì 6 giugno, pubblicassi questa lettera: è per la nostra maestra Renata, una maestra davvero speciale!
Cara Renata, sei stata una maestra preziosa e importante per tutti noi. Ci hai insegnato ad esprimere le nostre emozioni e sei riuscita a trovare, in ognuno, i nostri punti di forza. Le tue lezioni non sono mai state noiose e ci hai sempre stimolato a ragionare e a fare domande. Grazie a te abbiamo imparato ad andare d’accordo nonostante i nostri caratteri così diversi: ci hai insegnato che le differenze sono una ricchezza e non un ostacolo. Insieme a te abbiamo passato molti momenti felici e superato momenti difficili. Divertendoci abbiamo imparato tante cose: abbiamo dipinto, lavorato la selce e la creta, organizzato dei musei in classe, scritto dei libri e vinto tanti concorsi. Siamo felici che la scuola finisca e incomincino le vacanze, ma siamo anche tristissimi al pensiero che il prossimo anno non saremo più in classe con te. Quest’anno, finalmente, è arrivata anche la maestra Sandra, che ci ha aiutato a recuperare in matematica e scienze. Anche lei ha la tua stessa passione, allegria e un po’ di follia (come farci partecipare alla nascita di sette pulcini!). Non pensate però, care maestre, di liberarvi di noi: continueremo a venirvi a trovare e a salutare, invidiandoli, i bambini che avranno la fortuna di avervi come maestre. Vi vogliamo tanto bene.
I vostri bambini della VC “.
Rendere note all’opinione pubblica le buone prassi didattiche, come ha fatto intelligentemente Calabresi, argina il luogo comune dell’insegnante fannullone, evitando di danneggiare l’immagine di una scuola che cerca solo di fare al meglio il proprio dovere istituzionale.
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