“Ed è comunque un fatto che il bambino non dà peso alla dimensione abusiva”. Davanti a tabù come la violenza sessuale sui minori e l’incesto, parte da queste considerazioni la psicoterapeuta pugliese Loredana Petrone, oggi docente all’università “La Sapienza” di Roma. Ha pubblicato, fra l’altro, “Chi ha paura del lupo cattivo?”(Franco Angeli), un manuale di prevenzione degli abusi sessuali per genitori, insegnanti e operatori e “Pedofilia rosa, il crollo dell’ultimo tabù”(Magi edizioni), sulle violenze sessuali perpetrati da donne sui minori.
“La violenza sessuale sui minori sotto i 14 anni – continua Petrone – com’è noto, continua ad avvenire soprattutto all’interno delle famiglie”. Soprattutto nei confronti delle bambine. Sono dunque i padri, gli zii (anche la bambina Loredana, all’età di 8 anni, ebbe problemi con uno zio – quello “più simpatico” – che la trattava con “particolari attenzioni”) che si trasformano in orchi, a volte con il complice silenzio o addirittura l’azione delle donne adulte che vivono in quella stessa famiglia. “In tali casi non vale il detto ‘non accettare caramelle dagli sconosciuti’. Nel caso di ambienti familiari carenti – spiega la psicoterapeuta, che è anche ricercatrice in Medicina sociale e legale – nessuno denuncia situazioni di lacerante silenzio e il pedofilo ha quindi buon gioco nel far passare i due concetti che gli sono più cari, ossia che ‘anche il bambino ha una propria sessualità’ e che ‘gli chiede di essere iniziato al sesso’. Una volta che ciò è avvenuto, il pedofilo – dopo averla fatta sentire ‘importante’ – costringe la piccola vittima al silenzio, facendo leva sul senso di colpa e sulla vergogna ‘di aver permesso’ tutto questo, in pratica di essersi lasciata abusare”. Cosa, ovviamente, che non ha nulla di reale e di sensato ma che è il sigillo del dominio totale e incontrastato da parte dell’orco.
Poi Petrone mette il dito in un’altra piaga, quella dell’inesistente prevenzione negli istituti scolastici contro gli abusi sessuali. “Nelle nostre scuole è già complicato fare educazione sessuale, di prevenire gli abusi sessuali proprio non se ne parla. Così non riusciamo a fornire validi strumenti di difesa ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, cosa che invece sarebbe possibile. La prima cosa che andrebbe insegnata loro è che c’è segreto e segreto. È il violentatore, colui che abusa, ad estorcere alla vittima ‘il segreto’ sul loro rapporto, sulla loro ‘relazione’. Cosa ben diversa e che va spiegata al piccolo rispetto al mantenere un altro tipo di segreto quale, ad esempio, quello sull’identità misteriosa di Babbo Natale…”.
Sull’argomento Petrone ha scritto un libro intitolato “Il quaderno di Axi: per non lasciarli nella vergogna”, ossia come insegnare ai minori a raccontare i cattivi segreti dell’adulto, un altro manuale operativo di comportamento pensato per la difesa dei bambini, da utilizzare sotto la guida e la mediazione dei genitori e degli insegnanti. “Purtroppo, oggi, l’attenzione sul tema degli abusi sessuali sui bambini e sui minori da parte del mondo della scuola è scarsa”. “A volte – aggiunge Petrone, – mi sembra che direttori didattici ed insegnanti abbiano abdicato al loro ruolo di educatori, preferendo non guardare, voltarsi dall’altra parte. Quando poi si interviene è spesso troppo tardi, la violenza sessuale è già stata consumata, con tutti i danni conseguenti, come i gravi disturbi alimentari, bulimia e anoressia in primis o il cutting, la volontà di ferirsi tagliandosi. Le famiglie devono stare in guardia, monitorare attentamente il comportamento dei propri figli: i segnali preoccupanti includono anche i disturbi del sonno, il calo del rendimento a scuola o l’erotizzazione dei disegni e del linguaggio”. (da Il Redattore sociale)
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