Didattica tradizionale e didattica digitalizzata. L’evoluzione va avanti e la didattica a distanza che ha accompagnato gli alunni negli ultimi mesi rischia di dare una spallata alle vecchie metodologie.
Eppure gli esperti continuano a preferire carta e penna reali rispetto a quelle virtuali. Come riporta il Corriere della Sera, molte ricerche mettono in luce il pericolo di voler a tutti i costi passare dalla penna alla tastiera, ricordando già nel 2007 una ricerca pubblicata da Connelly, psicologo della Oxford Brookes University che dimostrava come i temi scritti a mano dai bambini delle Scuole Primarie erano migliori rispetto a quelli scritti con una tastiera. Studio in cui emerse che lo sviluppo di chi scriveva al computer sembrava indietro di due anni (un bambino di terza scriveva come un bambino di prima elementare).
Altri studi successivi hanno poi dimostrato come l’uso della tastiera possa far progressivamente perdere le capacità di scrivere a mano. La penna infatti, consente connessioni neurocerebrali articolate e raffinate, imparagonabili col battito della tastiera. L’uso della penna facilita anche l’apprendimento anche per i suoi tempi “dilatati” che costringono il cervello a selezionare i concetti importanti e assimilarli meglio. Rischi degli strumenti elettronici che inoltre sono noti, specie nell’uso di tv, videogiochi e che portano a ritardi nei processi di lettoscrittura. L’aumento di disgrafie, distografie e ritardi nella capacità di leggere e scrivere sono spesso la conseguenza di ciò.
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