In un mondo social, veloce, interattivo e mutevole, pochi avranno la pazienza di leggere queste righe. Ma non importa, perché sono interessata a comunicare ciò che segue proprio a coloro che arriveranno fino in fondo, magari anche non ritenendosi d’accordo con la mia opinione. Sarei anzi felice se questa lettera fosse l’incipit di un più ampio dibattito, e possa condurci ad una crescita personale ed interpersonale, come mi auguro che tutti desiderino.
Mi chiamo Elisa Mondin e sono una laureanda in Scienze dell’Architettura presso l’Università degli Studi Roma Tre, che posso ad oggi considerare come la mia seconda casa. Non sono qui per parlarvi del mio percorso universitario, ma desidero semplicemente offrire il punto di vista di una studentessa universitaria ai tempi del covid-19.
Stamani, come di consueto (soprattutto in questi giorni di pandemia), mi sono dedicata alla lettura delle ultime notizie, ora più che mai rese fruibili dalla facilità di connessione e dalla sollecitudine con la quale queste ultime ci vengono somministrate da una quantità infinita di canali, ufficiali o meno. La tecnologia ha sicuramente portato non solo questo genere di immediatezze, ma scardinato anche moltissime barriere e reso possibile l’attuarsi di una vera e propria rete che coinvolge ormai la nostra vita a 360 gradi: il fatto stesso che queste parole ora vengano lette da qualcuno lo si deve ai benefici della tecnologia, al fatto che non necessito di penna e calamaio, non devo affrancare e spedire questa lettera né fare alcuno sforzo se non quello di catapultare i miei pensieri su questi tasti che ormai conosco a memoria, e tutto al più tornare indietro a correggere qualcosa, senza neanche lasciarne traccia.
I benefici della tecnologia sono innumerevoli, e questa mattina grazie a tutto questo, ho avuto la fortuna di imbattermi in un articolo recante la lettera accorata ed attenta di Mattia (in allegato per completezza), un ragazzo che frequenta il liceo ed è giustamente preoccupato per la piega che il suo futuro e la sua istruzione stanno prendendo in questi tempi più che mai insidiosi e difficili.
Bisogna infatti contare che grazie alla suddetta tecnologia, tutti noi studenti siamo stati (per fortuna) messi in condizioni di continuare la nostra formazione, connettendoci alle più svariate piattaforme online e permettendoci di non perdere il ritmo ed il tempo, necessari in questo mondo sempre più smart.
L’e-learning ha fatto così ingresso nelle case degli italiani in modo rapido, sistematico ed efficiente, coinvolgendo ovviamente non solo gli studenti ma anche i docenti, e costringendo tutti a variare il nostro “solito” canale di comunicazione frapponendoci uno o più schermi. Durante questa pagina triste della nostra storia è, ed è stato determinante effettuare lezioni online, ma ora che finalmente si è aperto uno spiraglio verso il ripristino della nostra “normalità”, più di una persona si dimostra affezionata a questo modo alternativo di fare didattica, proponendo di continuare su questa linea anche ad emergenza finita o tutt’al più “ibridare” la realtà aumentata alla realtà delle nostre vite, cosa che finirebbe per appiattire le nostre personalità rendendoci una massa di pulcini pronti ad ingerire la pillola giornaliera di una conoscenza sterile.
Questa prospettiva è, a mio avviso, deleteria non solo per le relazioni umane necessarie a qualsiasi tipo di istruzione, ma anche e soprattutto dannosa all’insegnamento ed all’apprendimento, che sono nostri doveri e diritti di studenti, di giovani, di cittadini liberi e pensanti.
Ritengo inoltre che la qualità delle prove d’esame e di verifica possa risultare più facile da compromettere: non bisogna a tal proposito dimenticare che la «generazione smart» possiede una dimestichezza innata nel muoversi in piattaforme web e digitali.
Ribadisco che in questa situazione difficile questo è stato l’unico canale possibile da percorrere, ma mi unisco alle voci di coloro che, come Mattia, si sono esposti per far valere tali diritti facendosi portavoce di una categoria a cui nessuno ha chiesto un parere in merito alle decisioni prese: gli studenti.
Traslare e relegare una realtà delicata e sacra, come quella dell’Istruzione (di tutti i gradi) ai pollici di uno schermo non può avere futuro, la “rete” che dovrebbe solo congiungere e permettere la comunicazione, finirebbe per strozzarla. Una lezione universitaria o scolastica non è un tutorial né una chiacchierata su Skype, c’è ben altro dentro: ci sono sapere, intelletto, passione, c’è l’inchiostro sulle dita, il sapore della carta, una gomitata al collega accanto che si è addormentato, c’è la sacralità della revisione dei progetti, la maieutica del dibattito e l’immancabile dito puntato al soffitto per chiedere «perché», come quando, da bambini, chiedevamo il perché di ogni cosa.
Io, oggi, mi chiedo perché un mondo tanto bello ed importante, fatto di legami concreti, litigi ed emozioni debba vivere secondo un distanziamento sociale che ci è stato proposto come provvisorio. Vogliamo che sia tale.
Concludo ringraziando tutti i docenti, a cui va la mia sempre rinnovata stima ed i miei più sentiti ringraziamenti, per esser stati pazienti più del solito ed essersi così presto adattati ad una realtà dissimile da quella a cui erano abituati e che hanno loro stessi vissuto da studenti.
Sono certa di poter parlare a nome di tutti nel gridarvi un immenso grazie per tutte le ore passate davanti allo schermo, combattendo con le connessioni, le slide e gli studenti svogliati che in questo frangente è ancor più difficile “agguantare”, e mantenendo al nostro servizio la vostra conoscenza e competenza.
Abbiamo il diritto e la necessità di interagire nuovamente con voi e raccogliere il testimone che ci passate, nella speranza di essere individui maturi ed istruiti, degni di progredire verso il futuro.
Un grazie estremamente personale a tutti coloro che hanno letto le mie parole e mi aiuteranno a condividerle.
Elisa Mondin
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