La politica costa 2,5 miliardi. Come tagliarne 1

Tuttavia, precisa Linkiesta, i “costi della politica” intesi in senso lato coprono molto di più, come i costi di ministeri, giunte regionali, dirigenti dei ministeri e delle giunte regionali, e i costi connessi agli innumerevoli enti controllati da stato, regioni e province. 
Un sommario dei costi della politica in senso stretto riferiti al 2012 sono:
Il costo totale della politica è 2,5 miliardi
0,5 miliardi sono gli emolumenti a deputati, senatori e consiglieri regionali e provinciali (ciò che guadagnano effettivamente, senza dover presentare ricevute)
altri 200 mln per rimborsi spese, contributi ai gruppi etc.
quasi 400 mln per pensioni a deputati, senatori e consiglieri regionali
1 miliardo per remunerazioni e pensioni del personale
La remunerazione annuale di un deputato è di 240.000 euro lordi, di cui circa 200.000 “intascabili” senza documentazione né ricevuta
La remunerazione media di un consigliere regionale è di 200.000 euro lordi
La remunerazione media di un consigliere provinciale è di circa poco più di 17.000 euro lordi
Si noti che le spese del Senato, che ha esattamente la metà dei membri della Camera, sono circa la metà delle spese della Camera, e con una struttura simile.
Riguardo ai consigli regionali, un’obiezione frequente è che le spese diminuiranno molto nel 2013, grazie ai risparmi decisi dal governo Monti. In realtà in alcune regioni il reddito netto percepito da un consigliere è aumentato nel 2013!
La spesa per i consigli delle province prese a campione è modesta. L’ emolumento medio di un consigliere provinciale è infatti di soli 17400 euro.

I 10 risparmi possibili
Il risparmio totale possibile è di 1 miliardo su una spesa di 2,5 miliardi
Eliminare il sistema di rimborsi e le spese di trasporto (in Acquisto di beni e servizi), sostituite con un livello di rimborsi pari a quello britannico, di €109mln, ridotto del 20 percento per tenere conto della diminuzione del numero di parlamentari.
I risparmi principali sono:
1) Considerato che deputati e senatori italiani guadagnano troppo, l’indennità parlamentare può essere ridotta del 30 per cento, e i parlamentari italiani continuerebbero a guadagnare ben più dei loro colleghi britannici
2) Inoltre, i parlamentari italiani non devono praticamente sottomettere ricevute per le proprie spese. La diaria (ora chiamata “rimborso spese per l’ esercizio del mandato parlamentare”) era concepita come un rimborso spese a forfait per i bisogni del parlamentare, ma è di fatto diventata un reddito non tassabile aggiuntivo. Il risultato è che un deputato italiano guadagna il triplo di un deputato britannico
Vi sono quindi due alternative:
a) Si mantiene la diaria, ma si aboliscono i contributi ai gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali, e i viaggi gratis.
b) Oppure si abolisce la diaria e gli altri rimborsi a forfait, e si introduce un tetto massimo alle spese rimborsabili, per tipologia, con obbligo di sottomettere la ricevuta per ogni spesa, e di pubblicare ogni ricevuta su Internet entro tre mesi, come avviene in Gran Bretagna (il sito dell’ ente che controlla il Parlamento pubblica centinaia di migliaia di ricevute ogni anno)
3) I parlamentari italiani sono chiaramente troppi. Qualsiasi organo decisionale troppo grande crea confusione e deresponsabilizza i suoi membri: 500 è un numero perfettamente fattibile
4) Il problema degli stipendi dei dipendenti della Camera è la progressione fortissima: un operatore tecnico (il livello più basso) entra a 30.000 euro ma dopo venti anni guadagna 90.000 euro, e dopo 30 anni 120.000 euro. La stessa progressione si applica ai livelli più alti. Le retribuzioni dopo il 10 anno di carriera possono dunque essere ridotte immediatamente del 30 per cento, e anche più.
5) Un riflesso degli stipendi molto alti sono le pensioni molto alte (prima dell’ introduzione del contributivo). Esse vanno ridotte da subito.
6) Le spese per locazioni e per acquisti di beni e servizi alla Camera sono in alcune voci fuori da ogni plausibile parametro. Anche qui esse possono essere ridotte da subito. Al Senato, provvedimenti simili consentirebbero di risparmiare 200 milioni.
Nelle regioni, ecco le misure possibili.
7) Dimezzare il numero dei consiglieri: 600 in tutto. Umbria: 31 consiglieri per 800.00 abitanti: 1 ogni 25.000 abitanti (compresi i bambini), in Basilicata 1 ogni 21.000 abitanti. Troppi.
8) Come per la Camera, ridurre l’ indennità: 200.000 euro di emolumenti medi per consigliere regionale sono troppi. La remunerazione va ridotta molto più del 10 percento prodotto dal governo Monti.
9) Eliminare i contributi ai gruppi consiliari, la fonte principale di scandali e l’alimento principale dell’antipolitica. Anche se c’è in teoria un dovere di rendicontazione, non si potrà mai impedire che i contributi vengano usati per clientelismo o corruzione (organizzo un convegno apparentemente serio e chiedo alla cognata di organizzarlo o di fare il catering, oppure l’ organizzo alle Maldive per farmi le vacanze). Sono solo 100 milioni, ma sono l’alimento principale dell’ antipolitica.
10) Come per Camera e Senato, c’è spazio per altri risparmi nella spesa per acquisti di beni e servizi (incluse spese di rappresentanza, partecipazione a convegni, partecipazioni a improbabili iniziative internazionali sui temi più disparati, etc.) . Un risparmio medio di 1,5 milioni per consiglio regionale è perfettamente possibile.
I costi della Camera dei Deputati, voce per voce
Se si potesse dividere per 630 onorevoli, ognuno costerebbe oltre un milione e mezzo. Ma su questa cifra record (in aumento nel prossimo triennio) gravano affitti, pensioni, spese di segreteria e per il cerimoniale, sei milioni di ristorante e dieci di software per i computer.
Quanto si lavora in Senato? 40 ore al mese
In Senato, dall’inizio della legislatura in aula hanno presenziato per circa 1415 ore totali. Quanto un dipendente medio lavora in circa 8 mesi, solo che la legislatura sta per compiere tre anni.
Alla Camera si lavora 15 ore alla settimana
Tra indennità, diaria e rimborsi vari poco meno di tredicimila euro. Non troppo lo stress: le sedute in un mese sono circa 13 e dall’inizio della legislatura (nel 2008) sono state 464.
I parlamentari guadagnano di più, ma studiano di meno
I 945 parlamentari italiani guadagnano sempre di più ma i laureati sono sempre meno. La nostra infografica ricostruisce i loro guadagni e i titoli di studio dalla prima legislatura a quella attuale. Nel 1948 quelli con la laurea erano circa il 90% ma in quella attuale sono scesi al 65%. I compensi invece hanno avuto una direzione contraria.
I parlamentari sono sempre più vecchi e di “professione”
Nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica nel Parlamento italiano sono aumentati i manager (+11,5%) mentre il numero di operai è sceso (-2,4%). Contrariamente alle aspettative sono cresciuti i politici di professione (+2,6%). Dal 1946 ad oggi poi quelli che hanno lasciato l’emiciclo per andare in pensione sono il 5,6% e quelli che lo hanno lasciato per andare in prigione il 2,7%. Se eletti, la vita cambia davvero e infatti il 57,4% degli ex parlamentari non torna all’occupazione di partenza. In compenso la loro età media continua ad aumentare.

Pasquale Almirante

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Pasquale Almirante

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