Anche il Governo, nella persona del sottosegretario, ha ammesso che la scuola è piena di problemi e per risolverli occorrono ancora molti anni. Edilizia e personale sarebbero quelli più cruciali. Poi la didattica. In altre parole i decenni trascorsi sono stati buttati, almeno quelli a partire dal 2.000 e dalla prima riforma di Luigi Berlinguer poi “controriformata” da Letizia Moratti su cui intervenne il “riordino epocale” di Maria Stella Gelmini fino alla “buona scuola” di Renzi-Giannini.
Fallimenti insomma che ancora oggi si ripercuotono sulla giusta serenità che l’istruzione merita, mentre l’attuale ministra mette sul tappeto questioni che sollevano solo polveroni, come quello relativo all’uso dello smartphone in classe. Nello stesso tempo gli alunni disabili devono accontentarsi di personale non qualificato perchè non ci sono corsi di formazione. In pratica là dove occorre la maggiore attenzione si mandano supplenti senza titolo specifico: all’avventura. Un paradosso, come la richiesta di altri anni per risolvere i problemi. La politica scolastica non è più credibile. Ma forse tutta la politica ormai è “incredibile”.
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