L’intervento della prof.ssa Marcella Raiola ad Agorà del 19 agosto su Rai 3 può essere letto come una evidente testimonianza della considerazione di cui il lavoro dell’insegnante gode nel nostro Paese.
Risatine, occhiatacce, insulti e infine miseramente liquidata per passare a argomenti molto più importanti: e qualcuno osa sostenere ancora che gli insegnanti sono la spina dorsale dell’Italia?
Intanto l’exordium, chiaramente tendenzioso della conduttrice. Si sta parlando di musei, di direttori stranieri e di mobilità. Simona Bortone così introduce: “C’è chi si muove, in un mercato del lavoro che diventa sempre più competitivo e globale, e, fatti i dovuti distinguo, c’è anche chi non si vuole muovere e parla di deportazione” e viene accolta (si fa per dire) Marcella Raiola. Che si siede e ha dietro di lei una spettatrice che, chissà perché, mentre lei inizia il suo lucido discorso sulla “deportazione” degli insegnanti, fa dei risolini inopportuni, poi atteggia il volto a un finto attento ascolto. Dietro di lei altri spettatori chiacchierano, disinvolti.
La conduttrice incalza: “Professoressa, lei lavora a Napoli come precaria?” Poi continua: “Lei rinuncia a questa assunzione pur di non muoversi da Napoli?” Fiera, la Raiola ribatte: “Io rinuncio alla flessibilizzazione e alla marchionizzazione del lavoro.”
Simona Bortone insiste, dicendo per giunta che lo fa per capire, non per accusare. Excusatio non petita, accusatio manifesta. Nel frattempo la conduttrice lancia sguardi ammiccanti a non si sa chi. Pare che si stia parlando di un argomento ameno. Osvaldo Napoli di Forza Italia ridacchia pure lui. Se questa è serietà. C’è un clima da mezzo complotto e malcelata irrisione contro la questione dei docenti che non si vogliono trasferire.
Quando poi la Raiola parla, con una definizione quanto mai azzeccata, di “caporalato intellettuale”, il noto giornalista Mario Lavia sbotta: “Ma quale caporalato, quale deportazione: andate a lavorare!”
Rincara la dose lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, ipotizzando anche ironicamente che la professoressa possa non capire la domanda: “Perché voi della scuola volete questo privilegio di non spostarvi, mentre il mercato del lavoro non prevede questo? Perché volete il lavoro sotto casa?”
Inutilmente la supplente spiega che i precari si trasferiranno, ma lo faranno a 50 anni: la conduttrice le toglie spesso e volentieri la parola.
Unico sostegno l’intervento del giornalista Giuseppe Rinaldi che sottolinea l’astio che sta caratterizzando il dibattito, loda gli insegnanti come spina dorsale del Paese e li definisce lavoratori vergognosamente retribuiti con una miseria. L’on. Puglisi poi, in collegamento, accusa la professoressa di avere detto una serie di inesattezze. Quando viene interrotta da Simona Bortone, se la prende addirittura con la malcapitata Raiola, chiedendole se insegna ai suoi alunni ad interrompere chi parla.
Ciliegina sulla torta, la conduttrice, sempre imparziale, conclude: “Perché parlare di deportazione? Qualcuno potrebbe pensare che lei è una privilegiata, che il lavoro ce l’ha e non si vuole spostare”
Insomma sono stati 15 minuti da fossa dei leoni. Da cui Marcella Raiola si è allontanata, come il buon Padre Cristoforo dei Promessi Sposi: nell’attitudine di un buon capitano che, perduta, senza sua colpa, una battaglia importante, afflitto ma non scoraggiato, sopra pensiero ma non sbalordito, di corsa e non in fuga, si porta dove il bisogno lo chiede, a premunire i luoghi minacciati, a raccoglier le truppe, a dar nuovi ordini.
Forse in televisione, in questa televisione all’italiana, meglio non comparire più per i precari della scuola. O solo in una trasmissione ad essi dedicata.
Resta da chiedersi che impressione possa aver ricavato da un simile dibattito un inconsapevole spettatore che non conosce i complessi e surreali meccanismi della scuola.
Il video del dibattito svoltosi ad Agorà (a partire dal punto 1:30)