Gli Educatori Scolastici, o meglio, il Personale Educativo Scolastico appartenente alla fascia PPPP delle Istituzioni Educative Statali, adibito alla funzione docente equiparato ai sensi del ccnl all’insegnante di scuola primaria, si compone in Italia di circa 1600-1800 unità tra immessi in ruolo e precari.
Questi ultimi sono inclusi nelle GaE, nelle Graduatorie di Merito e nelle Graduatorie d’Istituto, e dell’anno 2000 non viene loro fornita la possibilità di immissione in ruolo, nonostante molti di essi siano in possesso di Diploma di Laurea L-19, C-18 o titoli equipollenti.
Nel quasi ventennio di attesa, il Personale Educativo Scolastico precario continua a lavorare annualmente nei convitti nazionali, annessi ed educandati senza alcuna possibilità di “scatto di carriera”, cosa invece permessa recentemente al personale docente di pari inquadramento contrattuale (Legge 107/2015, che ha escluso gli Educatori dal piano straordinario di immissioni in ruolo).
Ciò ha determinato una situazione di disagio nelle
segreterie scolastiche, ed il rischio di una mancata vigilanza sugli allievi con annessi problemi sul piano della sicurezza ad ogni inizio d’anno scolastico, oltre che l’impossibilità di una feconda programmazione delle attività didattiche ed educative nelle realtà scolastiche di pertinenza.
La categoria ha, inoltre, subito il blocco degli organici ai sensi dell’ex legge 111/11 con calcolo della consistenza organica in base al Capo IV, art. 20 del D.P.R 81/09, nonostante la sempre più crescente domanda di adesione alle Istituzioni Educative da parte della popolazione, in particolare ai servizi di semiconvitto che prevede un incremento delle unità di Personale Educativo nel prossimo triennio.
In questo contesto la carenza di organico ha messo a repentaglio la professionalità degli educatori, che svolgono un ruolo importante e delicato di mediazione fra famiglia e scuola, fra alunni e docenti, di tutoraggio e orientamento, di facilitatori nel processo di apprendimento, di promozione di abilità sociali, costruito attorno ad un orario settimanale di 30 ore, con annesso servizio notturno, per garantire la sicurezza dei minori,
retribuito circa 9-10 euro a notte.
Nonostante l’importanza del ruolo ricoperto, da due decadi non viene permessa ai precari del Personale Educativo Scolastico l’immissione in ruolo, né il passaggio verso la scuola primaria, né la partecipazione a corsi per il conseguimento dell’abilitazione sul sostegno o per ruoli educativi speciali.
A seguito del confronto avvenuto con Sindacati, con l’ente Movimento a Difesa del Cittadino, nostro partner, e Coordinatori di Convitto con oltre 30 anni di servizio del mondo della scuola,
l’AINSPED individua l’oggettiva difficoltà da parte delle istituzioni di bandire un Pubblico concorso per un’unità di precari pari a 500 unità, che meritano altresì giustizia sul piano occupazionale, poiché molti di essi pur sprovvisti di laurea svolgono l’attività di Educatore da almeno 10 anni ed hanno superato i 40 e/o 50
anni di età anagrafica; d’altro canto il Personale Educativo in servizio da almeno 3 anni scolastici ed in possesso del Diploma di Laurea abilitante L-19 o C-18 con successive lauree magistrali nelle classi LM- 50, LM-57, LM-85 ed LM-93 merita altrettanta equità istituzionale.
Alla luce di ciò l’AINSPED chiede che il Personale Educativo Scolastico precario in possesso di 3 anni di servizio continuativo nella Scuola Pubblica venga immesso in ruolo come avvenuto ai sensi della Legge 107/2015, permettendo l’acquisizione del titolo entro i prossimi 3 anni alle unità in servizio sprovviste di laurea come sancito dalla Legge 205/17, con possibilità di avvicinamento e/o ricongiungimento col coniuge agli educatori costretti a lavorare molto lontani dai propri affetti familiari.
Davide Piserà
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