I lettori ci scrivono

La preparazione e la capacità di insegnare va valutata a posteriori

Rispondo alla lettera del genitore Mario Ferrari che naturalmente si esprime, basandosi su quello che si ripete e quindi diventa vero, dalla informazione tutta.

I concorsi non testano la preparazione dei docenti sulla materia di insegnamento bensì sulle metodologie didattiche e sulla legislazione scolastica vigente. Quindi chi non passa i concorsi probabilmente è proprio un docente esperto nella sua materia che non ha tolto tempo ai suoi alunni per studiare procedure burocratiche del tutto inutili e nella quali non crede.


Io credo che la preparazione e la capacità di insegnare debba essere valutata a posteriori. Il lavoro dell’insegnante è di grande responsabilità e molto faticoso e non tutti riescono ad assolverlo negli anni.
A mio parere la laurea e i 24 crediti dovrebbero essere sufficienti per entrare nella scuola con un anno di prova e lasciare poi al dirigente scolastico l’autonomia di confermare il docente per gli anni successivi.

Questa sarebbe una scuola meritocratica. Chi trasmette resta, chi non trasmette esce. E forse in una scuola così pensata, i vari professionisti che si riciclano, come dice lei, non si azzarderebbero neanche a tentare di vincere alla lotteria perché saprebbero di non superare l’esame di un anno di lavoro.

E lei con il suo parlare vuoto, suggerito dall’ennesimo governo che non vuole investire sulla scuola ma fa finta di farlo e addirittura ha avuto l’ardire di usare l’istruzione come merce di propaganda durante una pandemia, alimenta l’ignoranza dei suoi figli.
Quindi se proprio vuole difendere la scuola, lo faccia con argomentazioni efficaci e non ripetendo i pensierini dell’attuale ministro.

Silvia Bastia

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