Categorie: Università e Afam

La preselezione è indispensabile per iscriversi in Italia

Tuttavia, precisa Il Corriere della sera, il Tar del Lazio qualche settimana fa – pronunciandosi sul caso di un’italiana che aveva studiato in Albania – aveva spiegato che sì, ci si può immatricolare in Italia senza fare il test perché i corsi tra i due Paesi erano praticamente uguali.
Ma con la sentenza numero 01722 – depositata in segreteria il 10 aprile scorso – la Sesta sezione del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di uno studente iscritto al terzo anno alla specialistica in Odontoiatria e protesi dentaria ad Arad, in Romania.
Il ragazzo, italiano, chiedeva di rientrare nel Paese proseguendo gli studi all’Aquila. L’ateneo abruzzese aveva detto di no. Lui aveva portato la cosa in tribunale. Dove – tra qualche sì, no, forse – la questione è approdata al Consiglio di Stato.
E i giudici hanno sentenziato che in Italia ci si può iscrivere all’università provenendo dall’estero, ma può fare solo se si supera la preselezione. Che non vale – chiarisce la sentenza, sbrogliando così anche la matassa linguistica dei bandi ufficiali delle università – solo per il primo anno, ma anche per quelli successivi: se fai, per esempio, due anni all’estero, il trasferimento qui può avvenire soltanto dopo aver superato il test d’ammissione.

Spiega la Sesta sezione: «Se si consentisse l’iscrizione di studenti provenienti da università straniere, chiunque non abbia superato l’esame di ammissione potrebbe immatricolarsi presso un ateneo straniero e chiedere, l’anno successivo, il trasferimento presso un’università italiana. Gli effetti elusivi sarebbero evidenti, mettendo a rischio la stessa effettività della funzione selettiva e di programmazione».

Pasquale Almirante

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