Bussare alla porta, quando si vuole entrare nell’aula di un docente intento a fare lezione, non è solo un atto di buona educazione ma anche un gesto di cortesia, di stima, di correttezza non solo verso colui che sta al di là dell’uscio, ma anche verso chi si sta candidando a interrompere, si presume per motivi importanti, la lezione del prof.
Insomma, a parte l’uscio dell’aula, a parte il disturbo che si può recare: come si fa a non bussare alla porta prima di entrare nella stanza di un altro?
Anche nella intimità familiare, l’educazione impone di chiedere permesso e dunque suonare al campanello, o al citofono o picchiettare con le nocche delle dite sulla porticina.
In certe fiabe addirittura si racconta che perfino i santi, prima di entrare in Paradiso, bussano alla porta custodita da San Pietro, e altrettanto fanno i peccatori con gli ingressi, forse meno serrati, dell’Inferno. Ma anche Hansel e Gretel bussarono alla porta della strega e Cappuccetto Rosso a quella della nonna.
Ma se questa è la prassi, diciamo così, codificata dalla buona educazione e della creanza, raccolta fin dal medioevo, e a tutti i livelli e a tutte le latitudini del globo terracqueo, ci viene notizia che in una grande scuola del catanese la locale dirigente, in spregio persino dell’esempio più terribilmente negativo che dissemina nei ragazzi, entra nelle classi dei docenti senza bussare, come si faceva nei fondaci, interrompendo la lezione e talvolta pure interrogando il prof sul perché e il percome di quell’argomento: interroga cioè “lei medesima stessamente” il prof, dentro la cui classe ha fatto irruzione.
Sembra pure, ma è purtroppo proprio così, che tale preside alla prima avvisaglia di una se pur minima forma di protesta o di perfino tenue prima ribellione per comportamenti tanto squallidamente prepotenti, minacci ritorsioni e sanzioni.
In altri termini, una sorta di padrona delle ferriere rediviva, che ha fatto della scuola, e di quella scuola, un’azienda di cui si è nominato proprietaria, amministratore delegato e unica, sola, insostituibile tenutaria.
Per questo consigliamo ai colleghi, che forse con troppo spirito di sudditanza remissiva sopportano tanta maleducazione e tanta tracotante prepotenza, di regalarle a Natale uno scudiscio, ma anche una frusta, così magari la dirigente sostituisce, alle minacciate sanzioni, un certo numero di scudisciate a seconda la gravità.
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