Se lo Stato è assente, provvede chi serve lo Stato, come la preside che si è presa carico della ragazza che i genitori volevano sposare senza il suo consenso.
È successo in provincia di Modena, dove una ragazza di 19 anni di origine indiana ha denunciato i famigliari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio. Allontanata da casa, è stata accolta dalla preside: “l’unica persona disposta ad ospitarla dopo cinque ore passate in commissariato”: così l’avvocato che sta supportando la ragazza nella sua lotta.
“Un’altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico”, dice sempre il legale. “Ieri ho ricevuto una richiesta di aiuto da parte di questa ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare.
E’ riuscita a comunicare con me grazie ai social, mi ha chiesto di vederci questa mattina. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo”.
Le ha così consigliato di sporgere denuncia, ma “non c’era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un b&b e se volevo avrei potuto dormire io con lei. Ora è stata affidata alla preside, una privata cittadina, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando. Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati”.
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