Il Ministro dell’Istruzione aveva dichiarato, quasi sperando, che l’istruzione sarebbe rimasta fuori dall’inevitabile “tsunami” fatto di risparmi e tagli per coprire le riforme-spot. E invece, come era facilmente prevedibile, la scuola si conferma un bancomat.
Scrivevo qualche settimana fa: “Il Ministro Bussetti ha dichiarato a M. Giannini:”Credo proprio che tagli alla pubblica istruzione non ce ne saranno“. La suddetta dichiarazione però, a differenza di altre, presenta una prospettiva: nessun taglio per l’istruzione! Punto… È sicuramente una buona notizia, se teniamo conto dello “tsunami economico” che l’amministrazione pubblica subirà, per finanziare flat tax, reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero.”
L’auspicio purtroppo è rimasto tale. Le riforme-spot (Reddito di cittadinanza, Riforma della legge Fornero e flat tax), in presenza di un debito pubblico superiore al 100%, non possono essere indolori nei costi. Queste potranno essere realizzate grazie al mix di risparmi e tagli. Inevitabilmente i destinatari sono anche i Ministeri e in generale la Pubblica Amministrazione. Tra questi ovviamente c’è anche il Miur.
Pare che il comparto Istruzione dovrà contribuire con un taglio di 110 milioni di €, che riguarderà il dimezzamento delle ore di alternanza, la riduzione del 20% della carta docente e del Fondo di finanziamento degli istituti
Lo avevo previsto! “La manovra del popolo” avrà ricadute negative sulla scuola. Il Miur sarà commissariato dal Mef. Non potrà spendere, effettuare investimenti e attuare riforme costose. Un esempio: le classi pollaio! La loro abolizione ha dei costi crescenti, così come riportato dal relativo disegno di legge. All’art. 1 si legge: ” 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022”
Considerato quindi il contesto, il Ministro Bussetti si limiterà a proporre soluzioni a costo zero. E l’approccio del “cacciavite” alle riforme risulta coerente con la situazione. Si effettuano aggiustamenti che non comportano costi.
Se queste ipotesi saranno confermate nella legge di Bilancio 2019, allora potremo affermare che la scuola continuerà contare poco. Come al solito! Nonostante i tanti moniti, anche autorevoli. L’ultimo in ordine di tempo del governatore Visco.
Si potrà dire che questo governo guarda molto al “futuro politico”, che ha uno sviluppo temporale di cinque anni. Al termine del quale, deve esibire i risultati prodotti. La formazione, invece, ha tempi più lunghi. Il suo futuro prevede una prospettiva più lunga che non coincide con la durata di una legislatura.
Il “#cambioverso” risulterà un hashtag vuoto, ma utile per la campagna elettorale. Cosa ci rimane? Un pugno di mosche!
Gianfranco Scialpi
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