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La privacy non ha età: non si possono “pedinare” on line gli studenti a casa

La privacy non ha età. E anche gli studenti possono, giustamente, reclamare la sua applicazione. Soprattutto se a cercare di intrufolarsi nella loro vita è la scuola: un’istituzione che non ha deve svolgere, per statuto, questo genere di compiti.
Ma non tutti la pensano in questo modo. A partire dai responsabili di alcuni istituti scolastici facenti capo al distretto di Philadelphia, negli Stati Uniti, dove uno studente, assieme alla famiglia, ha presento denuncia nei loro confronti per violazione della privacy. Questi i fatti: la scuola nei mesi scorsi decide di assegnare ad ogni studente un “laptop”, il mini-computer a basso costo da zainetto, da portare con sé ovunque. Alcuni di questi piccoli computer però spariscono e l’amministrazione scolastica locale decide di ritirarli momentaneamente: prima di restituirli, dopo alcuni giorni, vi inserisce dentro delle telecamere microscopiche collegate a dei computer.
Solo che uno degli studenti scopre il congegno elettronico, che funge da controllo remoto, e denuncia tutto. Soprattutto perché alcune settimane prima lo stesso ragazzo era stato convocato da uno dei dirigenti della scuola per sentirsi accusare di avere delle droghe nella propria camera. E a conforto delle accuse mostrò al ragazzo un’immagine della sua stanza dove si potevano scorgere delle pillole: il ragazzo rispose, sicuro, che si trattava di caramelle. Poi però informò i genitori, che dopo aver collegato i fatti hanno deciso di denunciare l’accaduto alle autorità giudiziarie. Che ora stanno indagando sulla vicenda.
Sembra che la scuola non avesse registrato solo quel giovane: in tutto sarebbe oltre 56.000 le immagini degli studenti, ripresi a loro insaputa il più delle volte nelle loro abitazioni.
Alessandro Giuliani

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