Può un insegnante rapportarsi con i suoi alunni in modo maleducato, offensivo e provocatorio? Certamente no. E ciò, malgrado, l’intervento dell’Ufficio scolastico, le proteste del sindaco e dei genitori, oltre che un intervento del Garante dell’infanzia. Se però nulla si sblocca, se la docente rimane al suo posto, evidentemente i fatti non sono così chiari come sembrerebbe.
Facciamo ordine, partendo dalla denuncia di qualche settimana fa, riportata dalla Tecnica della Scuola, partita da Antonio Marziale, Garante regionale dell’infanzia e adolescenza della Calabria, che nell’occasione si diceva molto preoccupato delle parole di Franco Mundo, sindaco di Trebisacce, cittadina in provincia di Cosenza: quest’ultimo aveva infatti inviato a Marziale una segnalazione su una denuncia controfirmata da 12 genitori contro una docente in servizio presso il liceo scientifico “Galilei”.
I genitori hanno scritto testualmente: la prof “ha osato offendere gli alunni, nonché minacciarli di lasciare il debito formativo nella propria disciplina o addirittura di bocciarli e giungendo perfino a definirli “balordi, ignoranti, capre”.
Durante le prove parallele, hanno continuato i genitori descrivendo sempre l’operato della docente, si è poi rivolta agli studenti dicendo loro “sputatevi allo specchio e fate in modo che lo sputo vi torni indietro; vi prendo a calci in culo”, strappando con rabbia il foglio della verifica”.
“La dirigente – hanno scritto sempre i denuncianti – ha convocato noi e i nostri figli nell’aula magna della scuola proponendoci un percorso psicoterapeutico. Il risultato ottenuto dalla dirigente è stato di 9 alunni di quella classe che hanno chiesto ed ottenuto il nulla osta per cambiare istituto, insieme ad altri 7 di altre classi spaventati da possibili ricadute anche su di loro”.
La docente, però, ha deciso di rivolgersi al Giudice, dichiarandosi vittima del piano ordito da un diabolico manipolo di bulli.
Di fronte alla barbarie con cui è stata attaccata per non aver voluto cedere al ricatto di un manipolo di bulli senza scrupoli, l’insegnante ha fatto sapere che da questa estate è stata al centro di oltraggi e menzogne di ogni genere.
Quindi, costretta, davvero suo malgrado (attesa la giovane età di molti interessati coinvolti) ad adire le vie giudiziarie.
Inoltre, la professoressa “ha querelato il sindaco della città per i gravi reati che vengono in essere nella specie, il garante dell’infanzia, l’onorevole Bruno Bossio e gli altri soggetti che per un verso o per l’altro si riconducono alla vicenda”.
Stando così le cose, non ha quindi sortito l’effetto sperato, la decisione del Garante di organizzare per il 16 ottobre, nei sui “uffici al Consiglio Regionale un’audizione con tutte le parti interessate: sindaco, dirigente scolastica, docente e genitori, invitando anche l’Ufficio scolastico provinciale di Cosenza e quello regionale della Calabria, al fine di fare piena luce sugli accadimenti ed eventualmente, in seguito alle risultanze, notiziare la Procura ed il Tribunale per i minorenni di competenza”.
Nel frattempo, il caso è approdato anche in Parlamento a seguito di un’interrogazione al ministro dell’Istruzione presentata dalla deputata del Pd Enza Bruno Bossio.
A distanza di un mese, le agenzie di stampa tornano a parlare della vicenda: il 10 novembre, a Trebisacce si è svolta una manifestazione, a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone tra studenti, genitori, docenti e studenti anche di altri istituti superiori della cittadina.
“Oltre 2 mila persone hanno partecipato alla manifestazione di oggi – ha dichiarato il sindaco Mundo all’agenzia Ansa – testimoniando come la protesta non sia solo degli studenti ma di tutta la nostra comunità che è unità in questa battaglia. Dispiace che gli organi competenti, sebbene ci sia stata una relazione del Garante per la tutela dei minori e dei diritti dell’infanzia della Regione Calabria e sebbene ci siano stati due ispettori, non abbiano ancora emanato un provvedimento. La battaglia degli studenti non è fine a sé stessa, contro un’insegnate antipatica o invisa, ma è per il ripristino della legalità, della serenità, della bellezza insita nel mondo della scuola”.
La manifestazione si è svolta dopo una settimana di astensione dalle lezioni da parte di un gruppo di studenti.
Oggetto della mobilitazione, ha ricordato l’Ansa, sono “i problemi insorti, già alla fine del precedente anno scolastico, con una docente che, proprio per la situazione venutasi a creare, era stata spostata in un’altra classe. Al ritorno in aula dopo le vacanze estive, però, alla docente è stata nuovamente assegnata la classe precedente”.
“Da qui la sollevazione degli studenti che, per manifestare la loro contrarietà, non si sono presentati a scuola (col consenso dei genitori) facendo registrare ben sei giorni di assenze di massa. A nulla sono valsi gli incontri tra studenti interessati, genitori e la dirigente. Così nove dei 21 ragazzi di quella classe (e sette alunni di altre in cui la docente insegna) hanno chiesto e hanno ottenuto il nulla osta per trasferirsi in un altro istituto”.
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