Il dibattito sul divieto di usare i cellulari scuola, sulla scia di quanto deciso a settembre scorso dalla rettrice delle scuole Malpighi di Bologna prosegue, alimentato la scorsa settimana da un fatto di cronaca. In un istituto superiore di Latina una studentessa si è rifiutata di consegnare il proprio dispositivo, scatenando letteralmente il caos.
A riflettere sul tema è stata la docente, blogger e influencer Valentina Petri su un articolo affidato a IlFattoQuotidiano.it. La professoressa si è mostrata abbastanza critica nei confronti del divieto di cellulare in classe, soprattutto nel caso in cui l’esempio non proviene dagli adulti, anzi. Questi ultimi spesso sembrano più “attaccati” ai loro dispositivi dei giovani.
“L’opinione pubblica si scatena sul tema ‘questi ragazzi sono sempre attaccati al telefonino e le famiglie li spalleggiano’ come neanche ai tempi di neutralisti e interventisti. Qui gli interventisti stanno ovviamente dalla parte di chi pontifica sulla serietà della scuola, sul rispetto delle regole, sull’incapacità dei giovani d’oggi di rispettarle e invocano il sequestro dell’oggetto in questione, spingendosi fino ad evocare la sua distruzione mediante il martello di Thor, in stile pubblica esecuzione”, ha esordito sarcasticamente.
“Io, comunque, vorrei proprio capire da chi abbiano imparato a comportarsi così, questi ragazzi. Non riesco a spiegarmelo. Oddio, una mezza idea ce l’avrei, però. Potrebbero forse, ma dico timidamente forse, ispirarsi agli adulti che non si separano dal cellulare neppure al cinema? O a teatro? o al lavoro? Dove sono i fustigatori di costumi, quelli che invocano il sequestro dei cellulari a scuola quando ce ne stiamo immersi nell’oscurità della multisala e vediamo accendersi decine di schermini aperti sulle chat (senza nemmeno la buona creanza di abbassare la luminosità, che almeno i ragazzini lo sanno fare)?”, ha aggiunto, dura.
“Lo vediamo fare da tutti, sempre, ho visto cellulari accesi al Senato mentre parlava la senatrice Segre. Non sarebbero stati da spegnere anche quelli? Emaniamo regolamenti scolastici, prevediamo sanzioni disciplinari. Ma soprattutto impariamo a spegnerli un po’ anche noi, se vogliamo essere più credibili davanti ai ragazzi. O almeno facciamo come a scuola quando si lavora per obiettivi minimi e scegliamo delle suonerie meno tamarre”, ha concluso la professoressa.
Da parte dei docenti influencer è possibile notare una certa apertura nei confronti dei cellulari in classe. Oltre alla Petri anche Vincenzo Schettini, professore di fisica che spopola sui social, nostro ospite nel corso di uno dei nostri appuntamenti Fiera Didacta Sicilia, si è posto contro il divieto di usare gli smartphone a scuola, in quanto si tratta, suo avviso, di strumenti più che di oggetti da bandire.
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